Home Le nostre rubricheEventi Sanremo, il day after: quando le luci si spengono

Sanremo, il day after: quando le luci si spengono

E’ l’alba del day after e il taxista mi dice che quei tre ragazzi che attraversano la strada stanno andando al Morgana. Il Morgana è una nota discoteca sanremese seconda solo al Casinò. Mi manca. Un passaggio al casinò invece, l’ho fatto e come ogni relazione sentimentale è stato breve, intenso e a perdere!

La discoteca non rientra più tra le mie corde relazionali, del resto io a Sanremo non seguo Clementino ma Al Bano per cui siamo sull’ora et labora.

Bella, però, Sanremo finalmente libera dal turbinio: è malinconica e romantica nel day after.

La stazione ferroviaria però, mi leva ogni poesia tra i suoi barboni stesi lungo un tunnel infinito che percorri senza vederne la fine. Sul binario c’è di tutto: orchestrali con strumenti in spalla, tecnici rai, giornalisti più o meno famosi. Tutti hanno gli occhi gonfi di sonno e l’aria del ritorno dalla guerra. Anche questa volta mi sento esattamente come Edoardo de Filippo che tornato dal fronte, miracolosamente illeso, vuole raccontare sempre e solo di guerra ma con chi la guerra non l’ha fatta è difficile parlarne.

Roma oggi mi fa sentire un po’ orfana e un po’ straniera… capirai che frega ad un romano colpito dalla disgrazia di una capitolata Roma Capitale, dei ricci rossi e fintissimi della Mannoia. Che importa al mio portiere del ciuffo sfibrato di Malgioglio rispetto a quello ondulato e folto di Ron.

Sanremo è un’onda anomala per pochi surfisti che infastidiscono il resto dei bagnanti per poche circoscritte ore, poi cala il vento e le tavole vengono riposte tra i commenti di domatori che man mano iniziano a parlare da soli con se stessi.

Io me lo immagino il barista del mio albergo stasera che lo spritz se lo beve da solo, anzi se ne beve tre, vorrei vedere oggi il parrucchiere che lo scorso lunedì ha fatto apertura straordinaria e che oggi ricomincia a lavorare per metà settimana a Milano altrimenti chiude.

Sanremo è un po’ l’Italia del 24 dicembre che sembra ricca, sfavillante e felice. È un accorato “volemose bene” che ci diciamo spesso per campare meglio.

Ah, sia ben chiaro, guai se non ci fosse!

Paola Picilli D’Alessandro
Giornalista

Continua a seguirci:

Scrivi un commento

Articoli che ti potrebbero interessare