Mia suocera

di Sonia D'Agostino
È inutile nasconderlo. Quando nella vita ti capita di perdere tua madre che hai poco più di vent’anni e tuo padre è gravemente ammalato e neanche ti riconosce quando gli parli, a un certo punto speri di trovare il calore di due braccia adulte che ti accolgano, perché ti senti un pulcino spaurito. E sarebbe cosa bellissima se a colmare in parte questo vuoto affettivo fosse la mamma della persona che hai sposato, ovvero tua suocera.
Perché no? Questo almeno era quanto auspicavo nei miei sogni, che purtroppo tali sono rimasti..
Mia suocera era una persona particolare, difficile perfino da descrivere. Aveva un modo tutto suo di dimostrare affetto a marito e figli. Era una donna pratica, senza fronzoli, pane al pane e vino al vino. Mai una parola buona, una carezza, uno sguardo tenero, nemmeno con i figli. È stata una grande capacità, quella sua, di farmi sentire sempre  estranea al suo nucleo familiare. Non ero accolta. Ovvio  che a un certo punto anche io mi comportassi di conseguenza. Tra di noi si stabilirono rapporti civili e niente più. Devo essere grata al mio compagno di vita che,  conoscendo bene le peculiarità del carattere materno,  non ha mai consentito intromissioni  nel nostro ménage familiare.  Il che non è poco.
Oggi che mia suocera non c’è più, quando si parla di lei con i miei figli si ride nel ricordare le sue tante stranezze, ma sotto sotto è un riso amaro. Loro non sapranno mai come possono riempire il cuore i dolci ricordi di una nonnina tenera.
Cara suocera, nel nostro rapporto non  ci sono stati né vinti né vincitori. Abbiamo perso tutti. È stata una grande occasione sprecata. Peccato.
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