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LA SUOCERA SFASCIAFAMIGLIE

di Gian Ettore Gassani

Le sfasciafamiglie ci sono sempre state. Con buona pace di chi pensa che l’amore vero duri per sempre. Si, a volte capita e beate quelle coppie che possono confermarlo. Sappiamo bene, però, che non è sempre così. Soprattutto oggi. Complici i social media, la possibilità di avere accesso a una serie di informazioni su persone anche semi sconosciute, o di stringere amicizia- diciamo così- molto facilmente, o di darsi appuntamento con un click su whatsapp, lontano da occhi e orecchie indiscreti.
Ma c’è un tipo di sfasciafamiglie micidiale, che resiste a tempi, mode, trend. Trasversale a classi sociali e appartenenze geografiche.

Parlo della suocera.

Di questa figura si è detto e scritto moltissimo, identificandola come il concentrato di perfidia femminile. E la stessa storia giudiziaria ci insegna come siano state molte le suocere ad averla combinata grossa: nel 30% delle separazioni c’è il loro zampino.
Non me ne vogliano le signore, per carità, ma è necessario che anche loro – non tutte, ovviamente – un piccolo esame di coscienza lo facciano. Va da sé che, in realtà non è sempre e unicamente colpa loro. Nel senso che se le suocere possono dire e fare qualunque cosa, è perché qualcuno glielo consente. E quel qualcuno è, solitamente, il figlio. E qui entra in gioco un’altra figura tipica dei nostri giorni: il cosiddetto bamboccione, o – se preferite – mammone. D’altra parte il nostro è un Paese di mammoni. Mammoni irreversibili, aggiungerei.
I quarantenni di oggi, d’altra parte, sono figli della riforma del diritto di famiglia del 1975, anno in cui ebbe inizio l’inesorabile declino della figura paterna: se un tempo erano i padri a svezzare i figli, oggi questo ruolo spetta alla madre. Giovani uomini dipendenti dalla playstation, collegati 16 ore su facebook, spaventati dalla vita e dalle relazioni.
Ricordo benissimo una vacanza in Grecia, diversi fa, con un gruppo di amici al quale si aggiunse il re dei bamboccioni. Il quale, invece di ottimizzare il tempo a disposizione in vacanza per correre dietro a qualche turista, pensò bene di utilizzarlo per chiamare la madre almeno dieci volte al giorno. Come già raccontato nel mio saggio “I perplessi sposi”, non mi sono mai annoiato come in quella vacanza: la persona in questione era piena di paure, tormentato dal terrore che alla madre accadesse qualcosa. Oggi è un uomo solo e senza figli.
Il cocktail di madre padrona e figlio mammone è micidiale. Madri e figli del duemila, quando arrivano a situazioni come quella che ho appena descritto, hanno relazioni quasi incestuose per tutta la vita, sono una sola cosa e indissolubile, quasi “moglie e marito”.
Ma il guaio più grande è quando i mammoni si sposano: in questo caso, infatti, le mamme aguzzine sono pronte a dare il peggio, ficcando il naso tra moglie e marito in continuazione. Insomma, prima di pronunciare il fatidico “si”, le donne dovrebbero testare il livello di mammonaggine del futuro marito.

di Gian Ettore Gassani

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