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2 Dicembre 2018 : Chiara Villa

Pink Tax: ovvero perché essere donna costa di più

Ogni tanto, noi di Io le donne non le capisco comprendiamo facilmente cosa significhi essere nei panni di una donna.

 

Sei una donna… e fin qui nulla di strano Per questo (non per tuoi demeriti personali o per strane congiunzioni astrali, ma esclusivamente perché porti due cromosomi X nel tuo DNA), è risaputo che guadagni meno di un uomo ma alcuni beni di consumo (a cui proprio non puoi rinunciare) devi pagarli più cari.

È la famigerata Pink Tax, la tassa rosa, chiamata così perché parte da una scelta di marketing basata su uno stereotipo di genere, secondo la quale è sufficiente posizionare un prodotto (mettiamo, un rasoio) sul target femminile per renderlo automaticamente più costoso del rasoio perfettamente identico in plastica blu rivolto al consumatore maschile. Stesso prodotto, il design pure, la distribuzione anche, il brand idem, la qualità e le caratteristiche sono identiche: cambia solo il colore.

 

PINK

 

Uno studio condotto nel 2015 dal Department of Consumer Affairs di New York ha rivelato che in media i prodotti rivolti alle consumatrici femminili costano all’incirca il 7% in più di quelli maschili.

Il divario aumenta sui prodotti di bellezza (13% in più) e l’abbigliamento (8%) maschili e femminili, in particolare quelli di colori pastello o rosa, o che riportano la scritta “woman” sulla confezione. Insomma, se il prodotto è dichiaratamente “da donna” allora costa di più.

Vivere in uno stereotipo (e discriminazione)

Viviamo immersi nello stereotipo, quindi può diventare difficile capire velocemente l’assurdità di un concetto così semplice come “non voglio pagare di più solo perché sono una donna”, specialmente per prodotti che non sono dichiaratamente unisex.

Attenzione! Non lo sono perché qualcuno del reparto marketing dell’azienda che li produce, ha deciso di differenziare il posizionamento di quel prodotto su target diversi, in modo da creare la percezione che ne esista una versione da uomo e una da donna. Non sei all’interno di un complotto, è una semplicissima legge del marketing che permette di vendere prodotti sostanzialmente identici a prezzi differenti.

Ma non generalizziamo. In alcuni casi invece il design o le caratteristiche di un prodotto sono studiati appositamente per le esigenze del pubblico femminile, si pensi a un rasoio con una presa più salda ed ergonomica per raderti sotto la doccia, o un deodorante con una formula particolarmente efficace per contrastare gli odori dovuti agli ormoni femminili, anche se dovrebbe pareggiare la questione il fatto che i corrispettivi maschili siano progettati sulle loro caratteristiche e necessità. La cosa diventa irritante quando trovi  la stessa T-shirt in versione uomo o donna, a un prezzo diverso.

 

PINK GLITTER

 

Sei una curvy? “Peggio” per te

Se speravi che gli svantaggi si limitassero al sesso, ti sbagli: se hai una taglia morbida le cose per te possono andare anche peggio. Il solo fatto di considerare “standard” taglie che di fatto non lo sono è molto discriminatorio, in alcuni casi devi pagare un prezzo più alto per una 48 o una 52. E non stiamo parlando di pagare di più perché c’è più tessuto, per carità, ma per un design fatto ad hoc per le forme generose, come se le altre silhouette non richiedessero comunque una cura del design.

“Sei plus, quindi dobbiamo lavorare di più perché un capo ti stia bene” è stata la difesa, insultante e debolissima, che ha accampato il marchio Old Navy, quando si è scoperto che i suoi capi plus costavano più degli altri della stessa collezione.

La questione dell’IVA sugli assorbenti

Qui non ci sono proprio scuse. Un prodotto su cui non c’è dubbio che serva esclusivamente alle donne? Gli assorbenti. In questo caso la Pink Tax è veramente una tassa, cioè l’IVA: l’imposta che sui beni di largo consumo è già compresa nel prezzo e normalmente è del 22%, ma per i beni di prima necessità è al 4%. Tieniti forte: per la legge italiana gli assorbenti non lo sono, quindi hanno la tassazione più alta. Questa legge risale al 1972 e in molti ritengono che vada cambiata, come è già stato fatto nel resto d’Europa: in Francia e Olanda è stata abbassata, mentre in Irlanda è stata finalmente abolita.

C’è rimedio alla Pink Tax?

Se non vuoi assecondare involontariamente il mercato del sovrapprezzo sui prodotti femminili, ci sono alcune semplici regole che puoi seguire per smascherare questa ingiustizia.

Confronta i prezzi: nei negozi, dove i reparti uomo e donna sono separati, è più difficile, ma online bastano un paio di clic per capire se c’è odore di Pink Tax.

Compara i modelli: quella bici rosa tanto carina che vuoi comprare alla tua nipotina costa 3 euro più di quella da maschietto, sarà perché ha dei brillantini attaccate ai manubri? L’altra però ha degli adesivi con delle stelline sul telaio. A volte non è facile capire dov’è la fregatura, se ti sembra che ci sia un rincaro ingiustificato, solo perché cambia il colore o qualche piccolo dettaglio, forse sei di fronte alla tassa rosa.

PINK TAX

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Chiara Villa

Chiara Villa

Digital Strategist e Bookblogger per passione. Organizzo eventi letterari in quel di Milano

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