Home Lei e luiVisto da lei e lui Pari opportunità: è davvero una questione di termini?

Pari opportunità: è davvero una questione di termini?

di Enrico Sarzanini

La ministra, la sindaca, l’assessora. Da anni sono ormai “costretto” a dover sentire ma anche a dover leggere (nei Gr che conduco in radio), questo tipo di obrobri linguistici. Già, perché di questo si tratta. Tutta colpa della Direttiva Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche, rinnovata di recente (nel 2007). Per carità, massimo rispetto per il gentil sesso, ma siamo proprio sicuri che un’ingegnera o una prefetta se chiamate così si sentono più rappresentate nei loro ruoli? Secondo l’Accademia della Crusca si, chissà come la pensano le donne.

Una questione sollevata poco tempo fa dal Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano che in un recente incontro con “la” presidente della Camera Laura Boldrini, nel salutare la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli alla consegna dei riconoscimenti del premio letterario De Sanctis, ha detto: “Valeria non si dorrà se insisto in una licenza, quella di reagire alla trasformazione di dignitosi vocaboli della lingua italiana nell’orribile appellativo di ministra o in quello abominevole di sindaca”.
Applausi scroscianti da tutti i presenti, l’unica a storcere il naso è stata proprio la Boldrini, che dell’uguaglianza di genere anche nel linguaggio ha fatto un cavallo di battaglia.

di Enrico Sarzanini

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