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Il mondo delle fake news: ma perché si creano?

di Corinna Moncelsi

Nel meraviglioso mondo di internet chiunque può scrivere più o meno banalità di ogni tipo o grandissimi pezzi giornalistici senza che ne abbia la qualifica e, se da un lato offre la possibilità a molti emergenti di farsi conoscere, dall’altro rende accessibile a tutta la popolazione del web una serie di notizie o informazioni che potrebbero non avere fondamenta reali. E’ sotto gli occhi di tutti e di grande attualità il tema delle cosiddette fake news: con l’avvento dei social network sta aumentando esponenzialmente la diffusione delle notizie e di conseguenza anche la diffusione di notizie false.

Ma chi è che le crea? Come le diffonde? E, soprattutto, perché?

Scrivere una “bufala” può essere un atto goliardico, ma potenzialmente può diventare un business: se la “notizia” diventa virale si possono fare profitti molto importanti con le pubblicità. C’è in effetti un’intera industria dietro le fake news: possono infatti anche essere commissionate da chi può trarre profitto da mettere in luce determinati argomenti ai fini del successo o dell’insuccesso di persone o prodotti. Molto spesso vengono utilizzate anche in politica per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su un argomento oppure per infangare, fomentando sentimenti di indignazione, alcuni candidati o esponenti politici. Secondo un’indagine conoscitiva effettuata dall’Osservatorio AgCom “News vs fake nel sistema dell’informazione” che ha analizzato 35 milioni di documenti generati in Italia in più due anni da 1.800 fonti informative, i contenuti fake più diffusi nel 2018 vedono in testa, con il 57%, quelli relativi a hard news (notizie di cronaca, politica e fatti di rilevanza internazionale), seguiti da quelli dedicati a scienza e tecnologia (19%), cultura e spettacolo (16%), economia (6%) e sport (1%).

Creare una falsa notizia e poi farla diventare “virale” e quindi spingere chi legge a ritenerla vera è semplicissimo e alla portata di tutti. Di base è possibile creare dei domini simili a quelli già esistenti che magari hanno una buona reputazione nel campo dell’informazione e quindi a primo impatto possono sembrare veritieri; inoltre è possibile combinare elementi di notizie vere con contenuti decisamente falsi. Oppure, senza neanche perdere troppo tempo, basta avere un po’ di fantasia per la creazione di un titolo accattivante, saper utilizzare “paint” e incollare il nostro titolo all’interno di una testata giornalistica di cui abbiamo fatto lo screenshot dal web e poi metterla su Twitter. Il gioco è semplice: in 10 minuti la nostra notizia falsa è online e probabilmente, se siamo stati bravi a trovare una notizia che fa gola a molti, qualche immagine attraente o un titolo che incuriosisce, diventerà virale in poco tempo.

Mi torna in mente l’esperimento sociale fatto da una giovane esperta di comunicazione romana, Antonia Colasante, che ha veicolato sul web la propria candidatura – ovviamente falsa – alla carica di sindaco di Roma con lo slogan “Se vuoi aiutarmi, segnati il mio iban” e l’hastag #votantonia. La notizia è diventata virale in poco tempo e la candidatura ad alcuni è sembrata reale; probabilmente avrà ricevuto anche qualche voto…

Inoltre per chi naviga in internet, l’istinto primario è quello di cercare notizie sui motori di ricerca e quindi a leggere e quindi magari arrivare a leggere informazioni su siti che spesso di giornalistico non hanno nulla. Del resto l’attenzione media che viene data per ogni contenuto da un lettore sul web è di circa 43 secondi, per cui è difficile che si vadano ad approfondire le fonti di ciò che si legge e si reputa “informazione”: a volte poi sono le immagini che accompagnano le informazioni a creare da sole la notizia, senza che questa venga appurata.

E’ questo il caso della foto postata da un certo Jay Branscomb che ritraeva Steven Spielberg seduto davanti ad un triceratopo morto (ovviamente un dinosauro meccanico!), utilizzato per le riprese di “Jurassic Park”. Il ragazzo per scherzo aveva postato la foto su Facebook scrivendo «Per favore, condividete la foto, così che il mondo possa svergognare questo uomo spregevole”: in poco tempo, neanche a dirlo, si è scatenata una tempesta sul web di insulti e minacce al regista.

Il futuro l’informazione sarà probabilmente sempre più online, personalizzato e data driven: è quindi auspicabile un controllo maggiore sui contenuti proposti e soprattutto una maggiore consapevolezza e attenzione da parte del lettore che dovrebbe verificare le fonti delle notizie invece di dare subito per scontata la veridicità di quanto proposto.

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