Home Lei e luiStorie Patty Pravo: “Il meglio deve sempre venire”

Patty Pravo: “Il meglio deve sempre venire”

di Maria Fabia Simone

Nel corso dalla puntata andata in onda lo scorso primo dicembre, noi di “Io le donne non le capisco” abbiamo avuto l’onore di avere in collegamento telefonico una delle artiste più amate nel panorama musicale italiano. Patty Pravo, al secolo Nicoletta Strambelli, durante la sua lunga carriera ha conquistato il pubblico con le sue esibizioni indimenticabili ai Festival di Sanremo e con i suoi brani che, ancora oggi, riecheggiano nelle sale dei locali, come La bambola”, ”Ragazzo triste” e “Se perdo te”, tanto per citarne alcuni. Una storia, cominciata a Roma, che l’ha portata a vendere milioni di dischi in tutto il mondo e che nel 2017 è diventata anche un libro dal titolo “ La cambio io la vita che…”, edito da Einaudi.

Nel corso della nostra intervista, l’eterna “ragazza del Piper” ci ha svelato aneddoti legati a suo nonno, ai suoi sogni di bambina, ai suoi rapporti con le colleghe cantanti, agli uomini e ai suoi matrimoni, rivelandoci anche il significato di una fede che ha deciso di non indossare, come da tradizione, all’anulare…

 

Parlando di personalità che sono delle icone, tu sei un vero e proprio mito che ha cambiato intere generazioni. Nell’Italia conservatrice degli anni ’60 infatti hai avuto l’effetto di una bomba…

Devo ammettere che il mio successo iniziale lo devo soprattutto alle donne, alla canzone “La bambola” che, ancora oggi, è un brano molto ascoltato, anche in altri Paesi.

A proposito di brani, hai cantato “Ragazzo triste” insieme a Gabriella Ferri durante il programma di Serena Dandini. Che ricordo hai di quella serata?

Gabriella Ferri ha fatto un capolavoro quella sera. Parlare di lei significa parlare di una grande della musica.

Tu eri molto amica di Gabriella Ferri. Due personalità così diverse su quali punti possono trovarsi d’accordo?

Non eravamo mica tanto diverse…Lo eravamo apparentemente. Ma in ogni caso la diversità serve a non annoiarsi.

Tu già da bambina uscivi dagli standard. Tu sei Nicoletta. Ma chi è un po’ diverso dagli altri ed è uno spirito libero viene contrastato. I giudizi degli altri ti hanno in qualche modo influenzata oppure non hanno mai condizionato le tue scelte?

Io sono sempre andata dritta per la mia strada. Però ci sono degli artisti che io amo e rispetto e, in quel caso, non vado dritta per la mia strada, ma congiungo il mio percorso a uno simile al mio modo di essere.

A proposito di altri artisti, hai vissuto con i più grandi miti, tra cui Jimi Hendrix, con cui hai vissuto un vero e proprio rapporto di quotidianità e di stima reciproca. Come ci si sente a essere stimati e amati da personalità che sono a loro volta dei miti? Come ti relazionavi con loro?

Comodi. Eravamo normali (ride, ndr)

Tra le voci giovani di oggi, quali sono le cantanti italiane che apprezzi di più?

Amo molto come scrive Elisa, la trovo una bella musicista. Emma mi diverte, mi piace molto, anche perché è molto carina con me e io lo sono con lei, naturalmente! E poi anche Ornella Vanoni, che è in forma perfetta e canta da Dio.

Tu hai ottimi rapporti con le altre cantanti, come Loredana Berté. Tutte parlano bene di te.

A me fa piacere, anche perché a me stanno simpatiche tutte. Forse tiro fuori il meglio di me quando le incontro!

Che momento è per te questo?

È un periodo molto buono, dal punto di vista professionale e fisico. La salute è fondamentale, anche perché a volte nel nostro lavoro lavoriamo in condizioni allucinanti. Io ho lavorato con una gamba rotta, una volta anche con un braccio rotto.

Lo scorso febbraio hai realizzato un sogno esibendoti al teatro La Fenice di Venezia. Ci racconti l’aneddoto sulla Fenice di quando eri bambina?

Io studiando conservatorio, anche se ero piccolissima a tre anni già cominciavo a suonare il pianoforte e facevo danza. Sotto il palcoscenico della Fenice c’è una sala dove si fa danza e io da piccola sognavo di avere la mia camera da letto sotto il palcoscenico. Un bel letto enorme… Fin da piccola sognavo in grande. Ma se bisogna sognare, bisogna farlo in grande…

C’è un altro aneddoto legato alla tua infanzia?

Mio nonno era un melomane e quindi mi portava a vedere le opere, ma io odiavo quando mi vestivano carina, con quelle scarpe di vernice che si usavano in quegli anni.  Una volta, alla fine di un’opera, non trovavo più una scarpa e perciò metà platea si è fermata per cercarla perché non si trovava da nessuna parte. Mio nonno invece mi diceva: “Ma non importa, puoi uscire anche così, mica piove!”

Qual è il tuo rapporto con i vestiti? C’è un vestito o delle scarpe che conservi o a cui sei particolarmente legata?

Io ne ho fatto un’asta in Italia per Emergency due anni fa, ma non c’è nulla che io mi porti dietro. A me non importa nulla, io a casa non ho nemmeno uno dei miei premi e dei  miei dischi.

 

E una foto che conservi?

La foto con Pavarotti. Quando lo guardo, sorrido e mi si apre il cuore. È l’unica foto che abbia in casa.

Il titolo di questa trasmissione è “Io le donne non le capisco”. Ma tu, con la tua esperienza, le donne le capisci?

Non saprei, forse non capisco nemmeno gli uomini. Ultimamente è un po’ difficile comprendere in generale…

È cambiato tutto rispetto a un paio di anni fa?

Assolutamente. Ma in peggio, naturalmente. Quindi è difficile dire chi riesca a capire, se gli uomini o le donne.

Con tutti questi cambiamenti che ci sono stati, qual è il tipo di donna che ti infastidisce oggi?

Io ho la fortuna di incontrare per strada sempre delle persone meravigliose, di tutte le età – dal bambino alla nonna -, che mi amano e mi donano un sacco d’amore, di sorrisi. Perciò io non vedo la differenza tra uomini e donne. In questo momento storico bisogna accontentarsi di un sorriso, di un amore che incontri per strada.

Ma hai più amici uomini o donne?

Io ho sempre avuto più amici maschi.

A proposito di uomini, tu hai avuto cinque matrimoni, cinque divorzi e alcune storie molto importanti, anche con molti uomini stranieri. Sono da preferire agli uomini italiani?

Io quando mi sono innamorata non ho chiesto il passaporto, ho fatto altro invece di pensare al passaporto…

Possiamo quindi dire che credi nel matrimonio?

No, non mi importa nulla del matrimonio! Eravamo innamorati quindi non c’era motivo di dire di no. Alla fine non mi è costato nulla perché non eravamo miliardari e non avevamo beni da dividere. Non ce ne fregava nulla di tutto questo. E poi sono sempre stati rapporti molto importanti, ancora adesso ci sentiamo al telefono per raccontarci cosa stiamo facendo. Io ho una fede, che normalmente dovrebbe stare sull’anulare, e che invece io porto al dito medio per farci stare tutti! Ovviamente l’ho fatta fare un po’ più grande!

Cosa ne pensi dei reality musicali tipo X Factor?

Potrebbero essere più interessanti. Ciò che manca è la conoscenza, tra coloro che fanno musica in Italia, delle origini della musica. La musica è nata dai neri, in Africa, che poi sono stati spostati in altri Paesi e lì hanno cominciato a fare una musica diversa, i canti tra di loro.  Dopodiché è cominciato il blues, e poi il rock and roll. Se non sai queste cose, è inutile che ti insegnino come arrivare a una nota alta, è una questione di pura tecnica a cui basta dedicare un quarto d’ora. Invece serve studiare, sapere da dove arrivino quelle musiche. Perché la musica in America è migliore della nostra? Perché hanno avuto un passato molto importante, fatto di musica ma anche di grandi scrittori.

Il mito Patty Pravo ha qualche suggerimento per noi “comuni mortali”?

Serve sognare, fa bene, come ridere. Finché si sogna, è sempre bellissimo. Sono come Trilly, vengo con la polverina e voi iniziate a volare.  Volare alto ti fa arrivare in alto, ma bisogna stare attenti alle cadute…

Nella tua autobiografia “La cambio io la vita che…”, pubblicata nel 2017  da Einaudi, racconti anche dei tuoi viaggi.  Tu hai vissuto tanti anni in America, nel deserto e tutti ti amano anche per le tue scelte. Sei un punto di riferimento anche per la tua imprevedibilità.

Io vado a istinto, faccio quello che sento.

Il meglio deve ancora venire?

Il meglio deve sempre venire.

 

E prima di congedarci, noi di “Io le donne non le capisco “siamo riuscite a strapparle la promessa di venirci a trovare presto in studio durante una delle nostre dirette.

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