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Ma la tiroide è femmina?

Ebbene sì. La tiroide è femmina perché le donne si ammalano con una frequenza maggiore di 7 – 8 volte rispetto agli uomini.
La tiroide è femmina perché su di essa ci sono recettori per gli estrogeni (gli ormoni sessuali caratterizzanti del sesso femminile) e perché le femmine sono più soggette dei maschi alle patologie autoimmuni, tra le quali la tiroidite cronica (di Hashimoto) è certamente quella in più rapida crescita, nel nostro mondo. La tiroide è femmina perché le donne, a differenza degli uomini, hanno il menarca, le gravidanze (compresi il parto ed il puerperio) e la menopausa, periodi particolarmente critici per gli sconvolgimenti ormonali che li caratterizzano.
Ma se si vuole imputare alla tiroide una serie di responsabilità quali la tendenza al sovrappeso, le variazioni del tono dell’umore e la stanchezza frequente, allora no, la tiroide non è femmina; infatti, le alterazioni funzionali della tiroide che, se non diagnosticate (e non curate) potrebbero essere alla base di tutti quei disturbi, in realtà rappresentano solo una minoranza delle patologie riscontrate. Se è vero infatti che, come tutte le ghiandole endocrine, la tiroide può funzionare troppo (ipertiroidismo) o troppo poco (ipotiroidismo), è anche vero che nella stragrande maggioranza dei casi la ghiandola funziona ancora perfettamente e la “malattia “è solo determinata dalla tendenza ad aumentare di volume ed a fare noduli, magari nemmeno importanti da un punto di vista clinico, rilevati solo durante uno screening ecografico.
Spesso quindi subentra la ricerca dell’alibi, della giustificazione “Prof, ingrasso anche con l’acqua. È colpa del nodulo tiroideo che mi hanno trovato?”
NO. È colpa dello stile di vita malsano, dell’alimentazione incongrua e della mancanza di attività fisica regolare.
E tutto questo non ha sesso.

Maurizio Gasperi
Professore Associato di endocrinologia Università del Molise
Consulente endocrinologia Clinica Paideia di Roma

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