“Kamala, potresti essere la prima a fare molte cose, assicurati di non essere l’ultima. Il tuo voto è la tua voce e la tua voce è il tuo potere. Non lasciare che nessuno ti tolga il potere. Ora è il momento di alzarti”, queste sono le parole che spesso ripotava la mamma alla bambina Kamala Harris, colei che ha cambiato la storia.
Infatti, è la prima vicepresidente donna, la prima nera e la prima indiana-americana nella storia degli Stati Uniti d’America. Cinquantacinque anni dopo che il Voting Rights Act rimosse le barriere che (soprattutto nel Sud) ostacolavano il voto degli afroamericani. Trentasei anni dopo che la prima donna (Geraldine Ferraro) corse per la vicepresidenza. E quattro anni dopo la sconfitta di Hillary contro Donald Trump.
La vittoria di Kamala Harris è stata storica, commovente, allegra, ora è arrivato il momento per lei di fare la prima Vicepresidente donna. È una predestinata che ha lavorato anni per raggiungere questo momento. Una figura femminile forte, tenace, competente, pragmatica, la prima donna a ricoprire uno degli incarichi più importanti del mondo, la prima afroamericana come suo padre, economista giamaicano, la prima americana-indiana come sua madre, biologa indiana. La prima donna procuratore distrettuale, la prima procuratrice generale, la prima senatrice di colore dalla California.
Indimenticabile il suo discorso sul palco di Wilmington, nel Delaware, mentre celebrava, insieme a Joe Biden, l’esito delle elezioni presidenziali: “Penso alle donne, alle donne nere, asiatiche, bianche, ispaniche, nativo americane, che nel corso della storia di questo paese hanno aperto la strada per questo momento, si sono sacrificate per l’uguaglianza, la libertà e la giustizia per tutti noi. Penso alle donne nere che troppo spesso non sono considerate, ma sono la spina dorsale della nostra democrazia. Penso a tutte le donne che hanno lavorato per garantire il diritto di voto e che ora nel 2020 con una nuova generazione hanno votato e continuano a lottare per farsi ascoltare. Stasera voglio riflettere sulle loro battaglie, la loro determinazione, la loro capacità di vedere cioè che sarà a prescindere da quello che è stato. E questa è una testimonianza della personalità di Joe, che ha avuto il coraggio di buttare giù uno dei muri che continuavano a resistere nel nostro paese scegliendo una donna come vicepresidente. Anche se sono la prima a ricoprire questa carica, non sarò l’ultima. Ogni bambina, ragazza che stasera ci guarda vede che questo è un paese pieno di possibilità. Il nostro paese vi manda un messaggio: sognate con grande ambizione, guidate con cognizione, guardatevi in un modo in cui gli altri potrebbero non vedervi. Noi saremo lì con voi”.
Noi di Io le donne non le capisco ci auguriamo che questo importante traguardo, raggiunto meritatamente sul campo, possa essere d’esempio anche per l’Italia. Non è possibile che dalla nascita della Repubblica non ci sia mai stata una donna all’altezza di ricoprire tale carica e per questo, forse, dovremmo imparare a considerare le donne per il loro valore e per le loro capacità, non per il sesso che rappresentano.