Home Lei e luiCoppia e Famiglia Caro ex marito tu non paghi? Da oggi rischi la galera!

Caro ex marito tu non paghi? Da oggi rischi la galera!

di Gian Ettore Gassani

Non versi l’assegno di mantenimento? Sei nei guai. E’ questa l’ultima grande novità legislativa che sta già creando polemiche tra gli addetti ai lavori e tra la gente. Una notizia che sui social ha scatenato tantissimi commenti e critiche nei confronti del legislatore. Con l’entrata in vigore dell’art.570 scatta il carcere per i padri divorziati che non pagano l’assegno di mantenimento per i figli.

E’ entrato in vigore l’art. 570 bis del codice penale che prevede, tra l’altro, pene più severe per chi “si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge”. In sostanza, chi si rifiuta di versare l’assegno di mantenimento stabilito in sede di separazione o divorzio, o lo fa solo in parte, rischia fino a un anno di carcere o una multa fino a 1.032 euro. La norma vale anche per le coppie di fatto, i cui figli, alla luce della legge Cirinnà, sono equiparati a quelli nati “in costanza di matrimonio”.

Si tratta di un provvedimento necessario, che arriva a mettere finalmente ordine su una questione dibattuta da anni. Ora non ci sono più dubbi sul fatto che il non pagare costituisce reato. E da questo momento, se non si dimostra l’assoluta impossibilità di pagare si può essere condannati. A meno di una patologia che renda inabili al lavoro, quindi, del fallimento della propria banca, o di licenziamento, il giudice dovrà imporre che la somma stabilita per la cura e l’istruzione dei figli (e della moglie) venga corrisposta in maniera continua e regolare. E questo anche se il coniuge al quale viene riconosciuto l’assegno è abbiente, ricco, o può contare su un lavoro e mezzi propri.

Il nuovo corso aiuterà soprattutto donne lavoratrici con redditi molto bassi e figli conviventi, che non avranno più come unica alternativa quella di imbarcarsi in un processo civile per il recupero del credito vantato. Ed elimina la confusione generata da regole e sentenze contraddittorie. O il facile ricorso alla “buona fede” millantato da chi, magari sì, versa l’assegno, ma non nella misura dovuta.

Chi non paga, va anche detto, non andrà subito in carcere: dopo la prima condanna scatterà il beneficio della sospensione condizionale della pena. Diciamo che la legge serve da ammonimento. E dopo più sentenze, il carcere è un rischio concreto.

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