Raffaella De Gregorio scrive per il blog di Io le donne non le capisco per parlare di anoressia sentimentale, ovvero dell’incapacità di amare.
Vi è mai capitato almeno una volta nella vita di pronunciare o ascoltare
oppure leggere, queste parole?: “Non è capace di amare”, beh a me sì e
anche spesso. “L’incapacità di amare” è stata definita una vera e propria
patologia. Si potrebbe parlare di anaffettività, ma non è così, forse è più
facile da comprendere se la definiamo con due parole: “anoressia
sentimentale”. In realtà in psicologia “l’incapacità d’amare”, viene
definita filofobia.
La filofobia è la paura irrazionale, persistente ed ingiustificata, di
innamorarsi o di amare una persona. Questa di solito è dovuta ad una
mancanza d’affetto in età infantile o a interazioni primarie madre-figlio
frustranti o traumatiche. Il soggetto filofobico prova attacchi di
depressione perché ha paura di poter essere ferito dall’altro soggetto
verso il quale prova amore. Se parliamo invece di anaffettività, ovvero
l’incapacità di provare affetti, ci riferiamo ad un sintomo e non ad una
patologia, e non può essere messa sullo stesso piano della filofobia.
L’anaffettività può portare la persona ad investire tutto nella professione
e a dare importanza solo agli aspetti materiali e narcisistici della vita, un
piacere utopico che fa ridurre la capacità di godere di sé stessi, della vita e
delle relazioni, non soltanto ma limita anche la capacità di sviluppare
affetti e passioni sane e appaganti. Personalmente, nella vita sono stata
circondata da più persone anaffettive che filofobiche e in entrambi i casi ho faticato a relazionarmi con loro poiché tali soggetti, non solo non riescono ad amare ma tendono anche a vedere sempre il lato negativo delle persone e/o delle situazioni. Sono individui incapaci di provare emozioni e tendono a distaccarsi da tutto il mondo e a dimenticarsi di esistere, affidandosi solo alla pura razionalità prima di compiere una
qualunque azione. In altri termini, queste persone hanno difficoltà ad
esprimere emozioni più per paura di restarne feriti che per effettiva
incapacità a provare sentimenti. Purtroppo l’incapacità d’amare è spesso
legata ad una patologia ancora peggiore, il narcisismo, da cui moltissimi
uomini e donne sono affetti, ma di questo terzo “dramma” ne parleremo
in un altro articolo. La mancanza d’amore nella vita di un uomo per molti
può sembrare una cosa normale, infatti i cosiddetti solitari che
collezionano conquiste, che fanno sesso a destra e manca, non sanno
affatto di avere una malattia e quando glielo fai notare ti dicono che non
hanno nulla che non va bene. “L’anoressia dei sentimenti” è un
comportamento che passa per normale ma non è né sano né normale.
Dopo aver letto che una grande maggioranza di uomini non sente nulla,
non ha sentimenti d’amore, è veramente sconfortante. Ma non mi sento
di attribuire questo status solo al genere maschile, l’anoressia
sentimentale è una realtà che investe entrambi i sessi e pervade ad ogni
livello della società, e chi ne è affetto può essere tanto un individuo
solitario quanto una persona in apparenza socievole, amante della buona
compagnia e dei divertimenti.
Questa resistenza ad ammettere l’amore o comunque il bisogno naturale
di esso si manifesta in diversi modi: l’angoscia di sentirsi attratto; la paura di aprirsi e di dipendere; la rabbia per essersi lasciato intrappolare;
l’invidia nei confronti di chi i sentimenti d’amore riesce a viverli in una coppia felice. Purtroppo “l’anoressico sentimentale” più è grave e meno soffre della sua patologia, nel senso che per molti aspetti non la considera un problema e anzi se ne compiace, una volta c’erano le donne che amavano troppo, quelle che sbagliavano tutto annullandosi nella
relazione con un uomo, oggi, ci tocca parlare della paura di amare. Una
specie di inibizione che colpisce senza distinzioni uomini e donne, che
molto spesso ritengono che non ci sia più posto per l’amore.
1 Commento
L’anoressia affettiva per me esiste anche nei confronti di amiche, parenti in genere. Penso di non aver mai amato i miei genitori. Mio fratello che adoravo da piccola, mi ha vista sempre più distante. Non ho sofferto per la loro morte. Mia figlia (grande delusione) , a volte, mi chiedo, se l’amo.