Due armadi pieni. Più una libreria “riutilizzata” secondo moderni concetti mixology di quelli “Non butto, non si sa mai, potrebbero tornare di moda”. Scatole? 40-50 (minimo). Piedi? Sempre due. Scarpe: 100 nel migliore dei casi. Cantina e casa della madre escluse. Stagioni dell’anno: 4. Di fatto 3, perché Autunno e Primavera sono uguali. Che poi al Kursaal alle feste in spiaggia ci vai in ciabatte. Si, va bene: zoccoli, infradito, sandali, sempre mezze ciabatte sono. È notte, c’è la sabbia, la disco coi bassi del remix di “Sarà perché ti amo” sbatte all’impazzata: capiscilo che non te le guardano le scarpe! “Ma io me le tolgo per ballare in spiaggia…”, risponde lei. E tu: “Allora che te le metti a fare”. Lei sbuffa: “Mentre le tolgo e le appoggio da qualche parte farà differenza se ho una ballerina del bangla o una cosa più raffinata?”.
La verità è che tu, uomo, naturale evoluzione della scimmia, costola di lei, poco più che vertebrato (ma con i secoli dei secoli) non lo puoi sapere perché lei, donna (a cui va tutto il tuo rispetto e amore, spesso è anche la madre dei tuoi figli) ha questo problema con le scarpe. Perché di problema si tratta. Non c’è un problema “scarpe” nella coppia. Se le scarpe, di lei, non entrano più in casa e lei continua a comprarle evidentemente c’è un difetto di comunicazione, affrontabile per carità. Scagionateci però, anzi scagionate la coppia, in quanto nucleo, salvatela: il problema con le scarpe (e, più in generale, con lo shopping compulsivo), è il vostro.
Saldi e offerte speciali non sono una giustificazione. Ma un’esca. Per soddisfare altro. Che, secondo voi, noi uomini non siamo capaci di darvi. “Scusa amore, ma non credi che abbiamo più pentole, pentoline, e cuccumelle rispetto ai comparti e le credenze della cucina?”. Silenzio assoluto. La maggior parte delle vostre frasi iniziano con un “E comunque…”, pronunciato minuti dopo, giorni dopo, a volte settimane dopo. Fateci caso. Da un’altra stanza, mentre magari con una mano passate l’aspirapolvere e l’altra tenete in mano il libro di Geografia di vostro figlio, mentre tu stai comodamente in salotto a guardare Sky Calcio Show (che una volta era 90° Minuto). Rimurginando quel pensiero tra i tanti che albergano la vostra mente. Avete la risposta giusta, eccola. Mentre tutto sembrava ormai passato, come un’eco lontana, ferma e fiera: “E comunque… le Jimmy Choo che ho preso ai saldi l’altro giorno: ho fatto un affarone! Ma lo sai quando costano a prezzo pieno?”. In quel momento il silenzio assoluto è il tuo, e potrebbe durare per sempre. Se non fosse sei molto pratico, e banale, e mentre ti passa la vita davanti, ci metti circa 10-15 secondi a rispondere, sbagliando ovviamente.
Ma andiamo con ordine. Se mi parli, con l’aspirapolvere acceso, mentre il bimbo singhiozza perché non riesce a capire che i laghi della Basilicata saranno massimo tre, accidenti, imparateli a memoria… Mentre, serenamente, dopo una vittoria sofferta, sto riguardando le azioni salienti della partita, già stai conversando con uno distratto. Colpa mia. Ma distratto. Potrei non accorgermi che Kim ha sganciato la bomba, a questi livelli. Io ti ringrazio che tu, per il nostro ormai tacito accordo, nei 90 minuti di gioco più recupero e prepartita non mi parli, sapendo che il nostro amore rimane così immutato e, forse, più forte di prima. Io mi posso anche alzare dal divano, mettere pausa sul My Sky e avvicinarmi, diciamo altezza corridoio. Per dare un volto, alle parole udite. E si, è quello il volto. Ti vengo serenamente e legittimamente incontro. Sapendo che un rapporto di coppia è fatto, ogni giorno, di piccole comprensioni e compromessi. Mi sta bene. Mi sta bene tutto, mi sta bene a pranzo dai tuoi che erano due sono diventati 27. Sbucano parenti ogni sei mesi. Ogni 15 giorni c’è un pranzo di qualcuno che compie gli anni, state sempre a mangiare. Accetto gli ormoni, la piccola crisi per ridesiderarsi un po’, il sushi come se non ci fosse un domani, la 13a stagione di “Grey’s Anatomy” che – morto Dempsey – non capisco perché continuare a vederla… Mi adeguo. Capisco i saldi, il caffè con le mamme fuori scuola, diciamo un’ora, mezz’ora sì però, a confrontarsi e dirsi cose utili come il frullino che toglie il torsolo delle zucchine (dai quel coso del tizio “Guarda signora guarda…”). Capisco le chat del catechismo, del calcio, del nuoto, dell’asilo, delle elementari. Capisco che hai le tue rotture di scatole quotidiane e quindi i tuoi piccoli svaghi. E ti rispetto. Faccio la mia parte. Mi sta bene tutto. Ma perché parli di scarpe da donna con me: io sono uomo. Jimmy Choo: ma chi accidenti è?
(Foto by www.targetdonna.it)