Flora Mastroianni, gelosissima del marito Marcello, nei primi anni del loro matrimonio, frugando in una tasca del marito, trovò una lettera molto compromettente di una soubrette tutta curve nota all’epoca per la sua avvenenza. “Sono qui tutta sola nella nostra casetta con la vestaglia che mi hai regalato su e niente altro…e ti aspetto nella speranza che tu mi venga a trovare…”.
Bastarono queste poche righe perché a Flora andasse il sangue alla testa. Con la sua utilitaria si precipitò verso l’indirizzo stampato sulla busta, avendo un unico pensiero in testa: quello di distruggere la rivale. Era già a metà strada quando investì un mal capitato. Costretta a fermarsi, mentre alcuni presenti cercavano di chiamare un’autoambulanza, lei come un lampo si fece aiutare da due volenterosi e caricò l’uomo in macchina rassicurando i presenti: “Ci penso io, lo porto subito in ospedale”, e con il sangue agli occhi continuò imperterrita la corsa mentre il poveraccio si lamentava dai sedili dietro con un fil di voce: “Signora, vada piano, questi scossoni mi fanno ancora più male, la prego…”.
“Stia calmo, siamo arrivati”. Posteggiò l’utilitaria sotto casa della rivale lasciando il ferito dolorante e come una furia irruppe nell’appartamento della donna odiata. La soubrette avvolta in piume di cigno rosa e la boccuccia a cuore non fece in tempo ad aprire bocca che Flora le assestò due ceffoni urlando: “ Se non la smetti di fartela con mio marito la prossima volta sarà peggio! Ringrazia in cielo che vado di corsa…” infilò il portone, salì in macchina e attaccandosi al clacson portò finalmente il ferito, che non aveva più parole, all’ospedale.