Ugo Tognazzi preferiva, secondo noi amici, sperimentare nuovi piatti in cucina piuttosto che recitare. Quand’era a Roma invitava spesso gli amici: Gassman, Monicelli, Gemma e a volte anche me e mio marito per avere degli ospiti-cavie per le sue invenzioni gastronomiche, tipo il riso azzurro: molto scenografico ma insapore. In un grande piatto circondato da riso bianco trionfava una bottiglia di champagne. Tognazzi con gli occhi elettrizzati stappava lo champagne che calava schiumando sul riso facendolo diventare azzurro. Lui guardava i suoi ospiti per vedere l’effetto che faceva; in realtà molto tiepido, nessuno di noi era entusiasta di assaggiare questo riso all’anilina. Si era persino inventato il ’maial tonnè’. Disgustoso. Imperterrito un giorno per sapere veramente cosa ne pensavamo delle sue creazioni, decise che avremmo dovuto fare una graduatoria secondo il gusto del piatto : ottimo, buono, discreto, cagata e gran cagata. Terminata la cena , Ugo meticolosamente mise tutti i biglietti dei votanti in un cappello ed estraendone uno a caso lesse ad alta voce :
“ Cagata”. Leggermente adombrato passò al secondo : “Cagata”, mentre Gassman e Monicelli si davano di gomito. Ugo col volto alterato lesse il terzo : “Gran cagata”.
A questo punto con voce minacciosa prese i biglietti e se li mise in tasca : “Domani li porto da un grafologo, e quei burloni che hanno scritto ’cagata’ non saranno più invitati!”. Purtroppo non mantenne la promessa e almeno una volta al mese gli amici continuarono a fare gli ospiti-cavia, però senza giudizio e con gran divertimento.
Di Nori Corbucci