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Cronache da Sanremo – Saremo a Sanremo

di Paola Picilli D'Alessandro

Negli ultimi giorni c’è grande agitazione in casa, mia figlia Sofia prepara il suo travestimento per carnevale da “Harley Quinn” non ho ben capito di cosa si tratti so solo che questa Colombina degli anni 2000 ricorda molto più certe signorine allegre che le maschere veneziane dei nostri tempi.

Anche se da mamma taccio perché la valigia di Sanremo non è poi così diversa in fatto di piume e paillettes.
Onestamente questa cosa non l’ho mai capita!
Viaggio per lavoro in media due volte al mese eppure la mia valigia preferita è sempre la stessa: quella per la kermesse canora sanremese.
Incredibile quanto la immagino, come la compongo per poi finire ogni volta in un negozio low cost della riviera, ad acquistare una più comoda tuta da ginnastica che facilita il lavoro di tutti compreso i miei assistiti, troppo spesso costretti a raccattarmi da terra per colpa di un tacco che non può reggerei il ritmo frenetico delle cinque giornate.
Il tacco in realtà non lo portano neanche le presentatrici del festival che lo indossano solo per pochi minuti per poi lanciarlo tra una esibizione e l’altra, dietro un risicatissimo retro palco in cui la parole d’ordine è “Merda, tanta merda!”
La domanda spontanea è che se io non faccio parte dei cantanti né delle presentatrici né del high society che siede nelle prime fila del teatro Ariston, se sono solo una operatrice di divulgazione perché mi ostino a comporre una valigia da vera diva!? Non lo so ma è così e mi piace assai!

In fondo da quando nasciamo amiamo travestirci prima da mamme poi da signore, poi da maschiacci nell’età adolescenziale, poi da gran donne a soli vent’anni e poi giù dai 40 in poi, arriva la regressione e rubiamo i jeans strappati dagli armadi delle nostre figlie per ricominciare ad essere quindicenni con il boccolo biondo alla Panicucci e con una collana di lampadine per ottenere quell’effetto D’Urso che aiuta a volatilizzare, insieme all’acido ialuronico, i segni del tempo quel tempo mai nostro alleato.
La vera fregatura è che gli uomini con gli anni diventano sempre più affascinanti e se anche le rughe solcano i loro volti, sembrano solo medaglie di guerra da vite vissute mentre le nostre rughe non sono altro che il raccoglitore delle lacrime che abbiamo versato per gli uomini fin dai nostri 10 anni di vita. Per cui trascorriamo una intera esistenza tra trucco e strucco, parrucchieri ed estetiste, palestre e pilates…
Ma a Sanremo perfino questo segue un andamento opposto! I veterani sono i veri divi per cui qui la ruga conta e fa curriculum
Lo avesse intuito Patty Pravo si sarebbe risparmiata un bel po di taglio e cucito!

Paola Picilli
www.fluendo.it

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