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Sanremo è sempre Sanremo. Vi racconto perché

Se anche il veterano sanremese Al Bano Carrisi, con quindici partecipazioni all’attivo, ha bisogno di un ritiro mistico prima di affrontare la kermesse ligure, allora c’è da farsela addosso davvero.
Ma prima di parlare di quel palco che non perdona per una spietata diretta che in mondovisione fa di te un gran divo o uno sfigato, proviamo a fare insieme quel singolare percorso che dai tre gradini del backstage ti conducono in giro per i mille volti di una fiorita cittadina che per cinque giorni fa uso di stupefacenti.
Ancora un passo indietro però.
innanzitutto, la valigia.
Per immergerci nel delirio sanremese ci serve arrivare a San Remo con tanto di valigie e cappelliere perché lì, in quei cinque lunghissimi giorni, sei solo ciò che appari.
Il karma infatti, non colpisce soltanto chi calpesterà il sontuoso palcoscenico. E’ come una Taranta, nessuno ne resta immune. Mi sono spesso spiegata il fenomeno pensando che la kermesse in effetti si tiene a ridosso del carnevale, che trova il suo spazio nel maculato di certe signorine in cerca di fama.
Eppure no. Non basta il carnevale, perché è più una festa a tema, il cui tema ognuno lo sceglie da sé a seconda del proprio personale obiettivo.
Per poter parlare e raccontare gli altri devo inevitabilmente partire da me, da quella valigia che raramente sono chiamata a fare ma che mi emoziona più di ogni altra.
Generalmente ho un abbigliamento abbastanza classico e lineare per domare un fisico molto curvy, graziosamente avuto in dono fin dalla nascita, ma per il Festival no.
I tailleur e i golfini bon ton trovano spazio solo se rivisitati da spille anni ottanta regalate da zie d’oltreoceano.
Le perle all’orecchio lasceranno posto a piccoli teschi tempestati di brillanti rigorosamente sintetici, perché cambia lo stile ma non certi costi!
La gonna a tubino diventa una sventolante gonna di tulle smorzata da anfibi militari perché il tacco è concesso ma solo sotto un jeans a brandelli. Trucchi rigorosamente cangianti per effetti smoke eyes su labbra lucide, cappelli, fasce, turbanti: tutto concesso purché indossato con convinzione e alterigia (infatti io ne porterò solo due per ogni colore ma resteranno in camera.
Valigia fatta inizia l’odissea: il viaggio.
Bisogna raggiungerla, Sanremo. E non è proprio un cosa facile.
“Nizza o Genova?” È la domanda più frequente e non per sapere su che ruota puntare due euro ma, semplicemente, per capire quale tortuosità hai scelto questa volta. Ad entrambe le risposte devi aggiungere un paio di ore di macchina che se all’andata ti aiutano ad entrare nel clima, al rientro ti fanno sentire come Haidi strappata dagli amati monti.
“Bordighera o San Remo?” Beh questa è una domanda da conoscitori profondi: le star di calibro e d’annata risiedono tutte a Bordighera, lontane dal caos dei fan che non gli concederebbero neanche il tempo per un caffè. Ovviamente risiede a Bordighera anche chi ha il problema opposto.: chi, cioè, non ha più neanche un fan con cui prendere un caffè!
Noi del back stage no. Noi ci caliamo anima e corpo in questa samba caraibica che non dorme mai.
A San Remo regna il “nessun dorma”. Ovvero, non c’è tempo: interviste per i talk mattina e pomeriggio, prove palco, abiti, trucco e parrucco, diretta, amici dell’artista, incontri istituzionali, dopo Festival e radio che vanno avanti tutta la notte a casa Sanremo. A proposito, ho appena saputo che casa Sanremo si è duplicata, perché come in ogni kermesse che si rispetti, poi si litiga. Per cui gli organizzatori si sono divisi mobili e radio. Insomma, quest’anno si raddoppia!
Ma quello che fa show più di tutto sono gli imitatori dei nostri divi nazional popolari, che si aggirano per la stupefatta cittadina facendo mandracate alle signore più agée che, tra una cataratta e l’altra, si lasciano emozionare addirittura dal sosia di Pavarotti, ormai nel coro degli angeli.
Per il momento da San Remo è tutto!

Paola Picilli D’Alessandro
Giornalista

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