Ieri è morta una bambina di appena solo 16 mesi, dimenticata in auto dalla madre in provincia di Arezzo. La tragedia è avvenuta verso le 14 quando la madre delle piccola è uscita dal lavoro e si è resa conto che all’interno della macchina vi era il corpo senza vita della figlioletta.
Sembra che, per una tragica distrazione, la mamma della piccola, dipendente del Comune di Castefranco, si sia dimenticata di lasciare la figlia all’asilo e, inavvertitamente, abbia portato con sé a lavoro la piccola. Nessuno si è accorto per l’intera mattinata della presenza della bambina in quell’auto chiusa e parcheggiata sotto il sole davanti alla sede del Comune in provincia di Arezzo. Non appena la mamma si è resa conto di quanto successo, nonostante il defibrillatore in uso presso il Comune e l’arrivo immediato dell’ambulanza, è stato tutto inutile. Il fisico della bambina di poco più di un anno non è stato in grado di sopportare lo stress del calore e della poca aria a disposizione.
Ci si chiede allora, come mai nella relazione genitore/figlio, caratterizzato da rapporto indissolubile, per un tempo imprecisato invece si manifesta una sospensione tragica di quel legame?
Cosa accade nella mente di un genitore che, per svariate ore, dimentica di essere tale?
In letteratura la sospensione di tale legame viene definita “Forgotten Baby Syndrome” e rappresenta un particolare quadro clinico caratterizzato da improvvisa perdita della memoria e conseguenti lacune nel ricordo, in un ambito, tuttavia, circoscritto. In altre parole, il genitore sperimenterebbe un’amnesia in relazione ai bisogni del bambino e ai propri compiti parentali.
E, contrariamente alle aspettative, il fenomeno potrebbe presentarsi con una durata piuttosto estesa nel tempo, finendo talvolta col provocare la morte del bambino. Fortunatamente non sempre episodi simili hanno un epilogo così drammatico, poiché accade sovente che i genitori dimentichino i propri figli, anche solo per qualche minuto. Infatti, da un sondaggio, promosso dalla Public Opinion Strategies of Washington, D.C., emerge che un preoccupante numero di genitori, soprattutto padri, ha lasciato perlomeno una volta il proprio bambino in auto, non ricordandosene. Infatti l’11% di un campione costituito da 1000 genitori, ammette di essersi proprio “dimenticato” del bambino in macchina, e, a dimenticarli, sono soprattutto padri. Secondo Diamond, studioso dell’argomento, si tratta di un fenomeno che potrebbe riguardare chiunque, e che colpisce indifferentemente persone di diverso livello sociale, così come la cronaca ci dimostra.
Ma cosa accade nella mente di questi genitori?
Nel caso della memoria “due strutture sembrano essere in competizione l’una con l’altra e svolgere dei compiti diametralmente opposti. L’una é composta dall’ippocampo (HC) e la corteccia prefrontale (PFC): entrambe cooperano per ottimizzare i processi decisionali, ma anche per elaborare i nuovi ricordi basati sugli eventi, che costituiscono la cosiddetta memoria dichiarativa.
L’altra è, invece, formata dai gangli della base (GB) e l’amigdala, che possono interferire con le funzioni del sistema HC-PFC. Mentre i gangli della base controllano la memoria procedurale (la memoria relativa alle procedure per eseguire comportamenti complessi), l’amigdala é una struttura deputata alla memoria emozionale. Vi sono due diverse condizioni in cui il sistema formato dall’HC-PFC, e quello formato dal BG e l’amigdala, sembrano interagire per produrre una compromissione della memoria tanto da determinare la Forgotten Baby Syndrome.” (Diamond & Kim, 2002) Quando, infatti, compiamo delle attività di routine, la struttura coinvolta é quella del BG, il quale consente che si realizzino dei comportamenti automatici con il minimo sforzo mentale. Tuttavia, in questi casi, diviene estremamente difficile interrompere la sequenza delle azioni finalizzate allo scopo. Capita a chi guida, ad esempio, che, abituato a mettere in atto sempre lo stesso percorso, nella medesima modalità, dimentichi di fermarsi in un negozio, o di ritirare gli abiti in tintoria, prima di rientrare a casa. La memoria procedurale sopprime momentaneamente il sistema HC-PFC, e lo schema motorio consueto é salvo. Questo processo spiegherebbe, in parte, come sia possibile che un genitore dimentichi il proprio figlio in auto, e non se ne rammenti per molte ore.
Un’altra condizione che potrebbe però verificarsi é legata al ruolo dell’amigdala e alla sua attivazione in casi di forte stress. Le moderne ricerche di neuroimaging hanno permesso di identificare inequivocabilmente in quella piccola mandorla (dal greco, amygdala, mandorla) situata al centro del cervello, l’organo deputato alla gestione delle emozioni istintive, nonché, in primo luogo, della paura. Tanto che l’ablazione chirurgica dell’amigdala era una pratica quanto mai diffusa, fin dagli anni Settanta, per controllare i pazienti aggressivi. Per cui l’amigdala costituirebbe l’unica, vera sede delle emozioni, escludendo, quindi, gli altri nuclei del sistema limbico. Quando questa si attiva, in risposta a stimoli fortemente stressanti, può sopprimere le funzioni del sistema HC-PFC, anche solo transitoriamente. Di conseguenza, un individuo risulterà totalmente concentrato sull’evento fonte di ansia, causando al contempo la perdita delle informazioni di tipo dichiarativo. É facile perciò dimenticarsi dove si é parcheggiata la macchina, se in quel momento altri pensieri occupano la nostra mente.
Le ricerche di Diamond rappresenterebbero una spiegazione esauriente a un comportamento che appare tra i più ingiustificabili. Se tuttavia questo è quanto affermato dalla scienza, ci si continua a chiedere, se la scissione delle esperienze, a livello mnemonico, non possa servire allo scopo di restituire la sensazione di un Io libero dalle funzioni genitoriali: “Se tu non esisti, non esisto neppure io come padre o madre?”.
(Foto by vitadamamma.com)