Home Lei e luiCoppia e Famiglia Sono più di 80 le donne vittime di femminicidio nel 2023: una su due uccise da compagni o ex partner

Sono più di 80 le donne vittime di femminicidio nel 2023: una su due uccise da compagni o ex partner

di Marina Baldi

 

Non c’è tregua nell’ambito dei femminicidi, termine che indica non solo la morte violenta di una donna ma anche il movente e l’omicida: si tratta infatti di brutali uccisioni avvenute per mano di uomini, in gran parte mariti, fidanzati o ex, che non tollerano una qualche forma di libertà o di scelta da parte delle donne o delle loro compagne, fino a compiere aggressioni mortali. Il fenomeno è talmente grave da essere monitorato dal Viminale, con report settimanali.

Le domande e le perplessità sono tante, l’unica certezza è che non si sta facendo abbastanza.

Qui di seguito riportiamo alcune riflessioni della Dott.ssa Marina Baldi – biologa, e specialista in Genetica Medica, attualmente membro dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e  violenza domestica a cura del Ministero delle pari opportunità. 

 

 

È una storia senza fine.

Una dietro l’altra.

Massacrate ,torturate, odiate fino alla morte da chi non accetta la fine di una storia.

E non importa che ci siano figli, non importa quello che è stato. Importa solo che il loro concetto di famiglia patriarcale inculcata dei nostri avi  sia stato sgretolato proprio da quella donna che ha osato ribellarsi, che ha osato pretendere la sua libertà e la sua autonomia.

Questa indipendenza per alcuni uomini non è contemplata.

La donna è una proprietà e anche se apparentemente questa libertà sembra conquistata, in realtà per molti uomini non è così. È proprio inammissibile che la tua compagna possa rifarsi una vita dimenticandoti. E come se il marito abbandonato perdesse una sua proprietà, che invece cerca di recuperare agendo con la forza che è l’unica arma che rimane contro quella donna che ha dimostrato di essere pensante.

C’è da dire che spesso le donne accettano l’ultimo appuntamento perché si sentono in dovere di dare spiegazioni, oppure tendono a cercare di ricucire una storia già devastata. Questo è l’errore, forse il peggiore tra tutti, perché si porge il fianco e si dimostra la debolezza di cui il carnefice si approfitta.

Ormai l’immagine di Giulia, che tanto ci ha colpita, viene sovrapposta a quella di Michela e poi dai volti  delle altre 80 donne che hanno perso la vita solo nel 2023. E per queste decine di vittime ce ne sono molte molte di più che subiscono violenza fisica in famiglia o che sono perseguitate in ogni minuto della giornata.

E le istituzioni?

Nessuno ti aiuta, i vari decreti legislativi si sono rivelati inutili, le denunce non hanno seguito, si rimane da sole, abbandonate a se stesse, spesso senza soldi e senza nessuno che possa aiutare.

Io non so cosa si possa fare per evitare che avvengano queste tragedie, ma una cosa è certa: dobbiamo rimetterci a fare i genitori, dobbiamo insegnare il rispetto ai nostri figli, dobbiamo far capire loro che oltre ai diritti ci sono i doveri e che questi non possono essere sottesi.

Dott.ssa Marian Baldi

Biologa, e specialista in Genetica Medica, attualmente membro dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e  violenza domestica a cura del Ministero delle pari opportunità. 

www.marinabaldi.it

 

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