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Il provvedimento preso recentemente dal Tribunale di Roma, che ha condannato un dirigente d’azienda a pagare 20 mila euro di danni morali alla ex moglie, in qualche modo va a sottolineare il disvalore di chi non paga l’assegno di mantenimento per il coniuge e per i figli. E’ una questione soprattutto di natura sociale. Il tribunale di Roma ha ritenuto che al di là del credito, che è avvenuto in separata sede, andava accolta l’istanza di risarcimento dei danni che una donna ha promosso nei confronti dell’ex marito per le umiliazioni subite quale conseguenza di una grave indigenza economica – per esempio lo sfratto che aveva subito la signora – e le difficoltà gestionali dei figli.
Tutto questo merita un risarcimento del danno perché ormai la giurisprudenza si sta rendendo conto che oltre al problema debitorio c’è n’è un altro: quello relativo alla pessima qualità della vita in danno di chi ha diritto di ricevere un contributo economico per i figli che ovviamente studiano, vanno all’università, mangiano e si devono vestire. Si tratta di comportamenti che vanno assolutamente sanzionati perché purtroppo la morosità e l’inadempienza soprattutto in tema di assegni di separazione e divorzio, specie in favore dei figli, è un fenomeno molto preoccupante ed in costante aumento. Molte volte dipende dalla povertà di chi deve pagare l’assegno e in quel caso si possono trovare anche delle “giustificazioni” che comunque non vanno a sanare il problema, altre volte però si tratta di veri e propri dispetti, atteggiamenti delinquenziali che vanno puniti. La nostra società non può tollerare situazioni di questo tipo e bene ha fatto il Tribunale di Roma a sanzionare questo marito e a comminargli una somma significativa a titolo di risarcimento danni. In questo modo c’è un deterrente in più verso coloro che pensano di restare impuniti se decidono di non pagare l’assegno di mantenimento soprattutto per i figli.
Il consiglio che do io in queste situazioni ai miei clienti, è quello di recuperare innanzitutto la somma attraverso un’ordinaria azione di esecuzione e poi promuovere ex novo a latere una procedura di risarcimento del danno producendo tutta la documentazione che serve a far capire in che cosa sono consistiti i danni morali. Per esempio dover fare dei debiti con l’alimentari o magari il fatto di non essere in grado di pagare la tasse scolastiche per i figli, ma anche lo stress, l’umiliazione e la vergogna sociale di chi non si trova più nelle condizioni di affrontare le spese per la famiglia. Tutto questo è suscettibile di risarcimento danni soprattutto producendo una consulenza psicologica e portando a testimoniare le persone che hanno assistito a determinate situazioni. Insomma tutto ciò che può servire come prova per dimostrare l’umiliazione quale diretta conseguenza della morosità.
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