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Fare la mamma a Bruxelles

Avere dei figli, occuparsi di loro, e trovarsi ancorata a loro senza possibilità di distrarsi.
Sapete di cosa parlo, vero?
Sono mamma da poco più di 8 anni, la mia vita è cambiata moltissimo, soprattutto da quando mi sono trasferita a Bruxelles, ma una cosa è sempre presente e costante: il pensiero per i miei figli.
Succede ora che non sto lavorando, ma mi capitava anche prima, quando il lavoro mi impegnava per l’intera giornata con l’aggravante dei famosi sensi di colpa.
Oggi fortunatamente non ne ho più, ma si sono aggiunti pensieri del tipo: starò sbagliando? Forse dovrei fare così, oppure no?
Ci si documenta, si riflette su come si agisce e si spera di non fare troppi errori. Questo vale sempre, per ogni madre degna di questo nome, in qualsiasi posto del mondo.
Senza voler fare paragoni banali, devo però ammettere che da quando mi sono trasferita, molte cose sono cambiate.
L’Italia, come la conosco io, non è un Paese a prova di mamma.
Dal lavoro, alle barriere- soprattutto culturali – che una madre incontra per conciliare tutto, dagli aiuti agli orari di scuole, asili e ufficio. Insomma, nulla sembra allineato. Tutto sembra andare per conto suo. E così, se sei in ufficio dalle 9 alle 17 ma i bambini escono da scuola alle 13 perché per il tempo pieno le richieste erano numerosissime, qualcosa devi inventarti. E quel qualcosa deve essere sicuro e affidabile, visto che si ha a che fare con bambini.
Ma queste cose le sappiamo già. In Belgio è diverso.
Con questo non intendo dire che sia in assoluto meglio dell’Italia. Ma sul fronte dell’organizzazione del lavoro e dei figli, non c’è paragone.
Io vivo in Belgio da tre anni.

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In primo luogo non esistono scuole che chiudono alle 13.00 ma tutte più o meno alle 15.30.
Per chi lavora ci sono le garderie, dove i bambini arrivano direttamente da scuola: in pratica dei doposcuola dove i bambini fanno molteplici attività, dalla pittura al bricolage, dal calcio ai compiti. Chiudono verso le 18.30/18.45 in modo da consentire ai genitori di recuperare i bambini e ritornare a casa.
Addirittura alcune di queste garderie sono all’interno degli uffici, così genitori e figli sono nello stesso stabile.
I compiti a casa sono assolutamente gestibili e per le attività sportive è possibile usufruire di alcune attività dette periscolaire svolte durante l’orario scolastico prima o dopo la mensa.
No, non è fantascienza. Non solo tutto questo è reale ma è addirittura percepito come normalità.
E così, occuparsi dei figli non è più uno slalom tra orologi, scadenze, traffico e combinazioni varie. Poi, certo, c’è l’ingrediente principale: l’amore verso i figli. Ma quello non conosce geografia.

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