Home Lifestyle Dal bancone – schermo alle provette di vetro: il drink 2017 si rifà il look

Dal bancone – schermo alle provette di vetro: il drink 2017 si rifà il look

di Marta Sannito

Banconi che diventano schermi, degustazioni di distillati e cocktail di design: tanti i trend della mixology del futuro.

Il 2017 segna una svolta e lascia il posto a degustazione di distillati neutri Tequila, Mezcal e Vermouth tutto italiano.

L’universo della mixology è più che mai in fermento, i più grandi bartender fanno intendere che le novità sui cocktail trend sono davvero tante.

Vediamo le più intriganti degli ultimi mesi:

La cultura dei cocktail e della miscelazione in generale sta subendo il fascino delle variazioni sensoriali, del coinvolgimento anche della vista e del tatto.

Restano profumi, sapori e abbinamenti, ma i bartender più all’avanguardia volgono lo sguardo verso banconi che si trasformano in veri e propri schermi, proiezioni audiovisive che andranno a completare a tutto tondo l’esperienza del drink garantendo al cliente un’esperienza multisensoriale indimenticabile.

Mezcal e Tequila approderanno in Europa attraverso cocktail esotici di grande struttura e personalità e affiancheranno i classici come Margarita, Frozen Fruit Margarita e Tequila Sunrise.

Viene definito mezcal, che nella lingua dei popoli nativi del Messico, significa “casa della luna” il distillato di origine messicana, ottenuto dal cuore di agave, a seconda delle varietà di agave, si producono diversi Mezcal che solitamente prendono il nome dalla città di produzione, Mezcal di Guadalajara e Mezcal di Acapulco per citarne alcuni.

Il mezcal di Tequila è l’unico protetto da denominazione di origine ed è un distillato di agave di varietà azul, prodotto nello Stato di Jalisco e in diversi comuni limitrofi. .

Gli ultimi mesi segnano anche il grande ritorno del Vermouth italiano, liquore a base di distillato di acquavite, caratterizzato da note erbacee e fruttate.

Per quanto riguarda le degustazioni invece, il trend si sposterà verso i distillati neutri, intervallati da note fruttate e abbinamenti apparentemente insoliti.

Dietro al bancone dei migliori barman del mondo, che si sono sfidati a Londra durante l’annuale competizione Diageo Reserve World Class, culla delle nuove tendenze in fatto di beverage, si registra la presenza di attrezzature da far invidia a un laboratorio di ricerca sperimentale: evaporatori rotanti, affumicatori, disidratatori, provette in vetro, fiamme ossidriche per il drink su misura e machine-sous-vide. E poi spume azotate, gelatine e polveri molecolari utilizzate per la sferificazione degli spirits che trasformano il liquore in microsfere colorate.

E se Thomas Aske, dietro al bacone del Worship Street Whistling Shop nello storico quartiere di Shoreditch, prepara gin&tonic che si inalano grazie all’utilizzo di onde sonore che trasformano in vapore il liquido, Claudio Perinelli, il barman italiano che si è piazzato secondo alla World Class Global Final 2014,  coinvolge tatto e olfatto in un unico gesto.

Insieme al cocktail viene infatti servito un tovagliolo imbevuto degli aromi che richiama i sentori dei liquori utilizzati nella miscelazione, oppure si infila nel bicchiere una fialetta con l’essenza dello spirit usato, a cui viene tolta la base alcolica, così che ognuno può decidere l’intensità dell’aroma».

Già, perché la personalizzazione del drink è un’altra novità in arrivo. Il “su misura” entra anche nei menù dei bar più all’avanguardia. Proprio come accade per un abito sartoriale: il barman crea davanti agli occhi del cliente la miscelazione perfetta, secondo i propri gusti.

 

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Segnalo inoltre che e’ nato a Brescia, il cugino del più celebre Spritz, ed è il drink del momento. Si tratta del Pirlo, menzionato nientemeno che dal “New York Times” come il cocktail di tendenza del 2017.

A dirlo è la giornalista del quotidiano statunitense, Rosie Schaap, che ha scoperto il famoso aperitivo (famoso da noi, s’intende) provandolo in un elegante locale di Roma.

Il Pirlo è un cocktail a base di Campari (1 parte) e vino bianco frizzante (2/3 parti).

Sull’origine del Pirlo ci sono due ipotesi: secondo alcuni anziani bresciani, frequentatori di osterie nel centro storico della città lombarda, sarebbe già esistito prima dell’avvento del Campari, e veniva miscelato usando vino bianco con aggiunta di vermut. A quei tempi, lo chiamavano “bianco sporco”. Altri fanno nascere il Pirlo nel Bresciano dopo la seconda guerra mondiale, in pratica da quando sono comparsi il Campari e l’Aperol in Italia e all’estero.

E se in passato il Pirlo veniva servito liscio con scorzetta di limone, oggi lo si beve rigorosamente con aggiunta di ghiaccio e una fettina di arancia.

I bresciani venerano questa bevanda alcolica da generazioni e amano berla accompagnata da diversi tipi di stuzzichini, verdure in pinzimonio, formaggi e salumi.

“Il significato del momento dell’aperitivo non è ubriacarsi ma godersi un momento di riflessione”, ha commentato la giornalista del “New York Times”, che ha eletto il Pirlo miglior drink dell’anno. Il segreto del successo del Pirlo? La semplicità e il suo animo “social”.

Non troppo alcolico per far deragliare le conversazioni, non troppo lungo per non ordinarne un altro”.

Anche se non sono una appassionata sono molto d’accordo con Charles Baudelaire che chi beve solo acqua ha segreti da nascondere.

Cheers!

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