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Il Natale che non ti aspetti

Londra, Stoccolma, Amsterdam, Parigi.
Quante volte, pensando al Natale, immaginiamo di immergerci in quelle meravigliose atmosfere- soprattutto nord europee – dove le luci, i colori, i mercatini, le vie caratteristiche e, in generale, l’atmosfera sembrano catapultarci in un mondo magico, dove il tempo si è fermato.
A me è successo tantissime volte.
Però, da qualche anno a questa parte, ho iniziato ad andare alla scoperta delle piccole città, dei borghi, dove piccole comunità ogni anno si ingegnano per vestire i loro paesi di quell’abito meraviglioso e unico che, appunto, viene riservato ai giorni di festa. Insomma, mi piace vedere come le città, soprattutto le più piccole, mettono il loro vestito ‘buono’.
Ieri sono stata in un piccolo paese alle porte di Roma: Bracciano. Un posto meraviglioso, famoso anche per il caratteristico Castello Odescalchi nato nella seconda metà del ‘400 probabilmente su progetto dell’architetto Francesco di Giorgio Martini, su commissione di Napoleone Orsini.
Ecco, Bracciano è uno di quei posti che vale la pena visitare. Uno dei bastioni dell’ antica cinta fortificata, il Belvedere della Sentinella, è oggi un piacevole luogo di sosta ed incontro dal quale si gode un meraviglioso panorama sulla campagna circostante e sul lago.
Sarà il belvedere sul lago, sarà l’imponenza del Castello, a Natale Bracciano si trasforma in un paese delle fiabe.
Non parlo solo delle luminarie, dei mercatini e dell’albero al centro del paese. E’la comunità che si ritrova, i negozi con i prodotti tipici, le mostre di artigianato, la sorpresa che non ti aspetti, la particolarità che non trovi altrove.
Ieri, navigando su Facebook, mi imbatto su una pagina: Cantina Perugini : un progetto culturale che ha come obiettivo la diffusione della cultura enologica, in particolare nel territorio di Bracciano. Ovviamente, tutto a conduzione familiare.
Tra le iniziative organizzate, una mostra dal titolo: “I Mostaccioli: stampi e assaggi del dolce tipico del Natale braccianese”. Allestita all’interno di una parrocchia, a due passi dal Castello, la mostra è un tuffo nel passato. Un’esposizione unica e originale dei prodotti tipici degli artigiani e dei mastri pasticceri e fornai del posto. Partiamo dai mostaccioli: sono dei dolci tipici del centro Italia, realizzati prevalentemente con farina, mosto cotto e miele. Biscotti molto amati da San Francesco D’Assisi, si dice che nel Duecento erano preparati da “sorella Jacopa”, Giacoma dei Settesoli, appartenente alla famiglia degli Anguillara e moglie di Graziano Frangipane.

I Mostaccioli e gli antichi stampi

I Mostaccioli e gli antichi stampi

Si dice che alla signora Giacomina dei Settesoli – che il santo prediligeva chiamare Frate Jacopa, per il puro sentimento di fraterno affetto che nutriva verso di lei, come racconta il presidente dell’associazione culturale Sabate, Domenico Bianchini, Francesco poco prima di morire le raccomandò in un suo ultimo scritto il disbrigo di alcune cure, tra cui quella di portargli i graditi “mostaccioli”.
La particolarità di questi biscotti sono il “marchio di fabbrica” di ogni famiglia: simboli cristiani, animali, scritte augurali. Questi marchi erano realizzati con degli stampi in legno, che consentivano a ogni famiglia di riconoscere i propri biscotti portati per la cottura al forno del Paese. Il più antico risale al 1793 ed apparteneva alla famiglia Ansuini di Bracciano.
Una sorta di “anagrafe da forno”, che la mostra ha voluto esporre e che un artigiano del luogo ancora produce. Ma questi timbri non erano realizzati solo per i mostaccioli: particolari stampi erano realizzati anche per il pane e per il burro.
E che dire, poi delle creazioni in legno e dei vasi al cioccolato realizzati al tornio: se non me lo avessero detto, mai avrei pensato che quel delizioso vaso color ebano, liscio e lucido, potesse essere in realtà di cioccolato. Così come i fiori, realizzati in cioccolato plastico e dai diversi colori.

Vaso di cioccolato realizzato al tornio

Vaso di cioccolato realizzato al tornio


Ma ciò che mi ha stupito maggiormente è stata la riuscita dell’evento. Famiglie, ragazzi, bambini, anziani: la comunità si è stretta intorno alle sue origini, alla sua storia. Una sorta di grande famiglia allargata. Perché alla fine, il Natale, non è proprio questo?

di Martina Fontana

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