Siamo nati dopo il primo figlio, quello che sogni prima che arrivi, quello che accarezzi in grembo e ne immagini i tratti angelici e i modi gentili. Il primo figlio è sempre il concentrato del fallimento dei genitori per cui sarà destinato alla laurea se mamma o papà non si sono laureati. Sarà magro e alto, se i genitori sono bassi e grassi. Sarà un cantante o un musicista se in famiglia non ci sono artisti… sarà il meglio di lei e lui.
Il secondo non è mai così aspettato, cosi cercato, così sospirato, così sognato, così perfetto. Diciamo che il primo aiuta i genitori a ridimensionare aspettative e sogni.
L’annuntio vobis del secondo è sussurrato per non urtare la sensibilità del primo, il fiocco nascita è un riciclo insieme al triciclo e al seggiolone e lo sterilizzatore consunto che è stato buttato almeno 20 mesi prima.
il secondo figlio ha degli anticorpi che fanno un baffo a Goldrake, basti pensare che si abitua a cicucciare le mani lerce del fratellino da quando è in culla.
Se questa palestra di vita sembra penalizzante a primo sguardo sappiate che questa è la nostra forza vera. Se voi genitori e voi fratelli grandi pensate di averci trascurati, sbagliate.
Zero scrupoli, noi nasciamo pecore da gregge ma diventiamo in tre soli mesi di vita, dei veri leoni.
Siamo abituati a dormire ovunque, anche sotto i decibel delle urla dei nostri fratelli o alla loro recita di Natale dove vivremo il nostro primo piccolo shock da abbandono.
Mangiamo di tutto e soprattutto digeriamo tutto perché il tempo per il ruttino mamma, a noi, non lo ha mai dedicato. Ci vestiamo con abiti di due taglie di più da sempre e il cappottino un po’ liso lo portiamo con lo spirito giusto.
Non ci fa paura un direttore severo perché noi lo tolleriamo dalla nascita. Siamo meno precisi e più approssimativi, ma sulla pratica non ci batte nessuno. Siamo più allegri e più fantasiosi, ma troppo spesso vittime di una finanza creativa perché l’economia ci piace in circolo e non ferma su statici conti bancari.
Nostro fratello è quel milanese impettito abituato a ricevere consensi da sempre, è il primo che ha camminato, il primo che ha portato la pagella e presa la Comunione, il primo ad andare in bicicletta ma non sempre è il primo a dare un bacio al fidanzato, a scappare di casa per un concerto, a fumare la prima sigaretta o a beccare un ceffone deciso da papà. Si può essere secondi di nascita ma primi in famiglia per una serie infinita di cose più no meno onorevoli.
Siamo coraggiosi ma non c’è nulla che ci commuove di più di nostro fratello con i lucciconi agli occhi, perché è lui il nostro primo esercizio d’amore.
C’è poi chi come me, avendo imparato il trucco decide di condurre una vita intera da seconda. Per cui al sorpasso dei 40 anni si rende conto di aver sposato un uomo in seconde nozze, di essere la seconda mamma dei suoi figli, di fare un lavoro da seconda che da voce ad un primo da rappresentare, gestire, introdurre e spesso vendere. A quel punto il mio karma si è compiuto a pieno, io di un secondo ho la determinazione per emergere, la forza di dire pur se prestando le parole, la sfrontatezza dell’umorismo perché essere seriosi è cosa da primi!
Allora all’improvviso ricordo di non aver mai avuto un fiocco rosa nuovo perché ho ereditato quello di mia sorella impolverato e sbiadito, ma la cosa fica è che ora lo ho io! Anzi ne approfitto per confessare che l’ho rubato dall’armadio di mamma…cosa che a lei non sarebbe mai venuta in mente. Perché lei è legale e magari lo avrebbe sorteggiato m a anche in quel caso lo avrei avuto io perché avrei barato. Rubandolo a nostra madre le ho evitato la delusione del sorteggio e il sospetto di aver subito l’ennesima zingarata da quella nomade di sua sorella.
I secondi figli sono meno stanziali, si eccitano per i cambiamenti e se proprio non possono traslocare spesso almeno rigirano i mobili nel salotto. I primi figli sono statici, con le loro abitudini, con i loro riti e le loro maniacali abitudini che risalgono nell’interregno dell’unicità. Una unicità spezzata dall’arrivo di un altro con il quale dividere e condividere.
Ma la vera esaltazione della secondo-genia io la celebro al supermercato quando inizio a pensare di dover raggiungere la cassa per pagare. La speranza che mi accompagna è che sia vuota eppure nel mio incedere lascio che un carrello mi sorpassi perché a pensarci bene, se ho dimenticato qualcosa ho il tempo di andare a prenderla.
Ecco il punto noi nasciamo secondi e poi decidiamo di rimanerci a vita!
Siamo secondi, ma solo per scelta.
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