Non versi l’assegno di mantenimento? Sei nei guai. E’ questa l’ultima grande novità legislativa che sta già creando polemiche tra gli addetti ai lavori e tra la gente. Una notizia che sui social ha scatenato tantissimi commenti e critiche nei confronti del legislatore. Con l’entrata in vigore dell’art.570 scatta il carcere per i padri divorziati che non pagano l’assegno di mantenimento per i figli.
E’ entrato in vigore l’art. 570 bis del codice penale che prevede, tra l’altro, pene più severe per chi “si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge”. In sostanza, chi si rifiuta di versare l’assegno di mantenimento stabilito in sede di separazione o divorzio, o lo fa solo in parte, rischia fino a un anno di carcere o una multa fino a 1.032 euro. La norma vale anche per le coppie di fatto, i cui figli, alla luce della legge Cirinnà, sono equiparati a quelli nati “in costanza di matrimonio”.
Si tratta di un provvedimento necessario, che arriva a mettere finalmente ordine su una questione dibattuta da anni. Ora non ci sono più dubbi sul fatto che il non pagare costituisce reato. E da questo momento, se non si dimostra l’assoluta impossibilità di pagare si può essere condannati. A meno di una patologia che renda inabili al lavoro, quindi, del fallimento della propria banca, o di licenziamento, il giudice dovrà imporre che la somma stabilita per la cura e l’istruzione dei figli (e della moglie) venga corrisposta in maniera continua e regolare. E questo anche se il coniuge al quale viene riconosciuto l’assegno è abbiente, ricco, o può contare su un lavoro e mezzi propri.
Il nuovo corso aiuterà soprattutto donne lavoratrici con redditi molto bassi e figli conviventi, che non avranno più come unica alternativa quella di imbarcarsi in un processo civile per il recupero del credito vantato. Ed elimina la confusione generata da regole e sentenze contraddittorie. O il facile ricorso alla “buona fede” millantato da chi, magari sì, versa l’assegno, ma non nella misura dovuta.
Chi non paga, va anche detto, non andrà subito in carcere: dopo la prima condanna scatterà il beneficio della sospensione condizionale della pena. Diciamo che la legge serve da ammonimento. E dopo più sentenze, il carcere è un rischio concreto.