Home Lei e luiCoppia e Famiglia La paura di restare soli crea rapporti infelici? Ne abbiamo parlato con Paolo Crepet e Gabriella Germani

La paura di restare soli crea rapporti infelici? Ne abbiamo parlato con Paolo Crepet e Gabriella Germani

di Prisca Civitenga

Ospiti Paolo Crepet, Gabriella Germani

Un tema molto attuale quello trattato nell’ultima puntata di  Io le donne non le capisco: si parla di solitudine e di quanto la paura di restare soli porti a rapporti infelici. In un periodo difficile come questo, molti sono costretti in casa dalla pandemia, a partire dal nostro amico Giulio Violati colpito dal virus, e il salotto del sabato condotto da Sonia D’Agostino ha l’obiettivo primario di far compagnia a tutti, con leggerezza, ironia, canzoni e riflessioni sulla contemporaneità. Ospiti della trasmissione l’attrice e straordinaria imitatrice Gabriella Germani e lo psichiatra, scrittore e sociologo Paolo Crepet. Insieme a loro gli immancabili Loredana Petrone, Alberto Laurenti e lo stesso Violati, tutti soli nelle proprie abitazioni, ma collegati da un abbraccio virtuale.

Alla nostra comunità social abbiamo chiesto:

La paura di restare soli crea rapporti infelici? E’ meglio accontentarsi in amore pur di non rimanere soli? Vi siete mai sentiti soli anche se circondati dai vostri cari?

Piuttosto che stare soli, in amore è meglio accontentarsi?” Chiede Sonia D’Agostino. Categorica Gabriella Germani: “ma per carità! Non è possibile creare un rapporto sereno per paura di restare soli. Ho sentito dire persone lui/lei mi completa, ma che vuol dire? Per stare bene in coppia bisogna prima stare bene da soli e poi sicuramente si starà meglio in coppia. Un rapporto basato sulla paura di restare soli è destinato a finire oppure crea degli squilibri, perché nella coppia c’è sempre uno che sta meglio da solo, no?” “Accontentarsi è un verbo pornografico”, afferma lo psichiatra Paolo Crepet, “è la peggiore sciagura che possa capitare ad un essere umano, neanche i cani e i gatti si accontentano, si scelgono anche loro, non capisco perché dobbiamo farlo noi, e non c’è un’età per accontentarsi, un ormai sono vecchio, la vita non è una discesa agli inferi. Certo non siamo tutti nati capitani di ventura, una mia paziente mi raccontava che si stava accontentando del partner,  ma per lei la cosa più importante era tornare a casa e sapere che c’era una lampadina accesa”.

Sicuramente l’immaginario collettivo dà un valore negativo alla solitudine. La società è ancora incentrata sulla famiglia e sulla coppia, non ama i single, se sei da solo c’è sempre qualcosa che non va”, sottolinea Gabriella Germani. Questo vale soprattutto per le donne, poverine, le zitelle. La conduttrice evidenzia che per l’uomo è differente: “l’uomo che vive da solo magari è considerato uno strafigo, uno sciupa femmine, chissà questo che vita che fa”. Interviene la psicologa Loredana Petrone: “la solitudine viene vista come qualcosa di estremamente negativo, invece la solitudine è quel momento in cui si trova l’equilibrio, una dimensione con sé stessi, quella giusta distanza nella quale potersi apprezzare, per poi star meglio con gli altri. Veniamo condizionati da una serie di immagini che ci spingono a voler ricercare altra metà della mela. Nelle fiabe, nei film per bambini c’è sempre la principessa che viene salvata dal principe, qualcuno che sia salvifico per la donna. Oggi fortunatamente qualcosa sta cambiando, nei film ci sono le eroine, in grado di affrontare e combattere da sole le difficoltà. Ma ancora nei libri per scuole elementari troviamo il papà che legge e la mamma che cucina”.

Si nomina la cucina e non può che intervenire Giulio Violati, quando c’è il cibo di mezzo è più forte di lui! Il produttore cinematografico confessa di non aver mai mangiato da solo al ristorante; “No mai, è una cosa che mi mette tristezza, una delle poche cose”. L’immagine di una donna che mangia sola non spaventa né Gabriella Germani, né Loredana Petrone, che anzi apprezzano la situazione, si va per il piacere di mangiare, di stare un po’ tranquilli senza cucinare a casa. Sonia d’Agostino ricorda che per le donne sole al tavolo ci sono spesso le avance in agguato e racconta con ironia di quando nel ristorante di un albergo parigino fu avvicinata da un corteggiatore improbabile, un turista in bermuda, calzettoni e sandali.

La solitudine ha anche aspetti positivi ed è fondamentale ritagliarsi i propri spazi per poter vivere bene in coppia. “Una coppia che funziona è la coppia che ha una parte condivisa, ma anche una parte autonoma. Quella parte autonoma serve per arricchire la coppia stessa” spiega la psicologa Petrone. “Se sei risolto vivi bene in coppia” aggiunge Gabriella Germani, “se vivi bene la tua libertà i tuoi spazi, poi hai qualcosa da dare, altrimenti ti appoggi e si crea veramente squilibrio nella coppia”. L’attrice apprezza molto i momenti di solitudine che la rigenerano, ama soprattutto andare in giro da sola con la sua motocicletta, fermarsi nei luoghi di montagna, leggere e ritrovarsi, apprezzare cose che magari non si apprezzano in coppia: “Ci siamo dimenticati del valore più grande che abbiamo che è proprio la libertà, le coppie che si trascinano poi non sono felici”. Loredana Petrone chiarisce che ci sono dipendenze affettive e a volte economiche: “sono però legami perversi, la scelta di restare insieme non è una scelta libera”.

E la convivenza? Sonia D’Agostino ricorda la celebre battuta di Alberto Sordi: “E che mi metto un’estranea in casa?”, mentre Gabriella Germani racconta la sua vita di coppia: “Io ho un compagno ma la nostra fortuna è che non viviamo nella stessa città, ed è l’ideale, perché quando ci vediamo non vediamo l’ora di vederci, poi però ognuno torna alla sua vita normale, il suo lavoro, ed è bello. Penso che potrei vivere sotto lo stesso tetto solo quando troverò l’uomo che accetti di avere la sua camera da letto, poi è bellissimo dormire insieme per carità, però ognuno deve avere la sua camera, questa è la mia idea”. Sulla questione interviene Paolo Crepet che spiega come il COVID abbia sfatato il mito della casa: “avere una propria casa per molto tempo è stato un miraggio. Quando l’abbiamo avuta abbiamo cercato di renderla confortevole e sempre più vicina ai nostri gusti, ma la casa era bella perché la lasciavi, per andare al lavoro, vedere gli amici, vivere altrove. Con la pandemia abbiamo scoperto quanto è scomoda la casa, è diventata un luogo coatto, tutti costretti ai domiciliari. Ogni cosa è bella se è scelta liberamente, quando siamo costretti a quella stessa cosa diventa negativa, anche in una coppia. Non a caso il momento critico per una coppia traballante sono le vacanze estive, una camera d’albergo diventa una gabbia, in una barca poi, o c’è una passione dirompente o ti da fastidio anche quando il partner stringe la moka”.

Lo psichiatra e sociologo Crepet torna sugli stereotipi legati all’ “uomo che non deve chiedere mai” citando una famosa pubblicità, ricorda traditori seriali come De Sica e Mastroianni e la vecchia figura del bagnino che ogni estate contava i trofei delle donne conquistate: “in quel caso si trattava di narcisismo, la conquista e non la conoscenza di una persona”. Le donne ora rivendicano la propria dignità e sono più forti: “il problema è che le donne sono forti e gli uomini frustrati” aggiunge Crepet, “molti ragazzi sono confusi, a loro dico che è bello essere confusi e scoprire le cose un po’ alla volta, non bisogna andare avanti secondo le categorie che impongono la cultura e la società, sono imposizioni appunto”.

Tutto parte dall’educazione dei figli, spesso i genitori difendono i figli a tutti i costi sottolinea la conduttrice, accade soprattutto con le mamme che difendono i figli maschi a tutti i costi, aggiunge Gabriella Germani, mentre Loredana Petrone spiega: “i genitori che difendono i figli ad ogni costo in realtà difendono sé stessi dal non doversi interrogare sul perché ci siano certe criticità”. Secondo lo psichiatra Crepet l’educazione deve tendere all’indipendenza e alla responsabilizzazione dei figli, il genitore deve essere un supervisore, non un bodyguard: “un genitore elicottero che ossessivamente controlla il figlio toglie sicurezza e autostima al ragazzo. Bisogna permettergli di sbagliare, altrimenti capiterà a 40 anni e farà un male tremendo, bisogna imparare a cadere dalla bicicletta da bambini.” I genitori possono essere amici dei figli? Si interroga Sonia D’Agostino, Crepet risponde: “l’idea che un genitore sia amico del figlio è una perversione mentale, che nasconde una motivazione, è più facile, è più comodo essere amici piuttosto che capitani. Gli adulti hanno perso autorevolezza, che non c’entra nulla con l’autoritarismo, ma devono mantenere il proprio ruolo. In famiglia servono delle regole che vanno rispettate, e servono le punizioni. Punizioni semplici e motivate, non autoritarie, come il limitare l’uso del cellulare. E le regole in famiglia devono valere per tutti, genitori compresi”. Insomma “i no aiutano a crescere” conclude Loredana Petrone.

Alla fine di una puntata ricca di spunti di riflessione, non poteva mancare la poesia di Luciano Lembo, che lascia sempre il segno.

 

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