Home Lei e lui La stalking non è più una aggravante per il reato di femminicidio

La stalking non è più una aggravante per il reato di femminicidio

di Chiara Villa

Era il 2009 quando fu inserito il reato di stalking come aggravante nel caso di omicidio della vittima. Questo permetteva, nella pratica, di sommare i due reati, aumentando così la pena di chi, dopo aver torturato e vessato anche per anni la sua vittima, finiva per ammazzarla.

Ma la Corte di Cassazione ha stabilito che l’omicidio, in quanto reato complesso, già contiene le suddette aggravanti, compresa la persecuzione. Detto in soldoni, chi uccide, viene condannato solo per quel reato e non per quello che ha commesso in precedenza, come se lo stalking o le lesioni che hanno tormentato la loro vittima, condizionandole la vita inesorabilmente, non si fossero mai verificati.

Un bel salto indietro rispetto a ciò che ci aspettavamo sulla difesa delle donne…

C’é ancora da capire perché è stata fatta questa scelta da parte della Cassazione nei confronti dei diritti delle vittime anche perché, statisticamente, la percentuale di atti persecutori che si trasformano in femminicidi è ancora molto alto.

Questa interpretazione è contraria anche all’intenzione del legislatore che nel 2009 aveva pensato fosse necessario inasprire la pena per chiunque si fosse accanito su una vittima che fosse in condizione di particolare vulnerabilità. Quindi, anche in caso di omicidio aggravato, che  prevede l’ergastolo, basterebbe una attenuante per depotenziare la condanna, cancellando in un colpo solo lo stalking, come se non fosse mai esistito!

Fateci sapere cosa ne pensate.

 

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