“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla.”(Martin Luther King)
Da oltre settant’anni dalla Costituzione e dalla proclamazione dell’uguaglianza tra uomini e donne, la realtà sociale mostra che a noi donne resta ancora una lunga strada da percorrere. Gli ostacoli, che costantemente incontriamo nel nostro percorso verso la parità, sono correlati agli stereotipi di genere. Dalle favole per bambini in cui il principe azzurro salva la principessa in pericoloai romanzi rosa, dai film alla pubblicità, le donne per essere complete e felici hanno bisogno di un amore e devono essere belle, seduttive, sorridenti, servili e sottomesse, mentre gli uomini forti e aggressivi. Si tratta di racconti di genere che prescrivono e normalizzano il dominio e la superiorità degli uomini e la dipendenza e la passività delle donne, in cui la passione vienemischiata pericolosamente al possesso e al maltrattamento, al controllo e alla aggressività. Tali credenze portano allaradicalizzazione simbolica della figura femminile in quanto appartenente ad un sistema di relazione asimmetrico tra l’uomo e la donna, in cui questa stessa divisione di sessi ha creato nel corso del tempo disuguaglianza e differenziazione. Tanto che tali credenze vanno a legittimare la violenza nelle relazioni sentimentali. Infatti, spesso l’abuso domestico viene considerato un evento normale dalle stesse vittime.
La forma estrema di violenza di genere contro le donne è il “femminicidio”: la donna viene uccisa in quanto donna, o perché non è la donna che l’uomo o la società vorrebbero che fosse. L’innesco di tale agito è spesso dato dal sentimento di minaccia di abbandono che l’uomo avverte quando si rende conto che la “sua” donna vuole lasciarlo, separarsi da lui, costruirsi una vita indipendente o con un altro partner. Questo timore produce un senso di disperazione, di piccolezza, di fallimento e solitudine. Un uomo sano è capace di accettare il tema doloroso della solitudine con consapevolezza e strazio, accettandone l’ineluttabilità e sentendosi capace di uscirne con il tempo e l’accettazione di ciò che è accaduto. Ma alcune persone, incapaci di questa matura accettazione della sofferenza e della perdita, eludono queste emozioni tristi dando la colpa all’altro, alla sua crudeltà, alla sua ingiusta tendenza alla fuga e al tradimento. Sopraggiunge la rabbia, contraddistinta da emozioni violente e contrastanti di passione e aggressività. L’uomo che commette un femminicidio è un uomo che molto spesso, soggiogato dalla propria rabbia, non è capace di governarla e metterla al servizio di un discorso, ma la fa esplodere agendola sull’altro con violenza. Infatti, ,“…ciò che arma la mano di una persona violenta è un irrazionale desiderio di possesso a tutti i costi”.
Quali gli indicatori per individuare un partner violento?
Prendere consapevolezza e riconoscere i segnali di un rapporto violento è il primo passo per porvi fine.
Gli strumenti psicologici del violento sono l’intimidazione e lo scarico di responsabilità che possono originare nella vittima emozioni come paura, colpa e vergogna.
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