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Mostri in giacca e cravatta: Roberta Bruzzone fa l’identikit dell’uomo da evitare

di Sonia D'Agostino

Quali sono le caratteristiche di un uomo davanti al quale è meglio darsela a gambe levate? Per quale ragione scegliamo sempre la persona sbagliata con la quale intraprendiamo quelle che vengono definite “relazioni tossiche”? Qual è l’identikit dell’uomo da non sposare (o con il quale non avere alcuna relazione)?

È questo il tema su cui ci siamo interrogati questa settimana sulla nostra pagina Facebook di Io le donne non le capisco, ed è ciò di cui abbiamo discusso insieme a Roberta Bruzzone e Marina Baldi.

Il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne. Per l’occasione Roberta Bruzzone, piscologa forense e criminologia investigativa prova a delineare l’identikit dell’uomo da evitare. È in libreria, dal 17 novembre, con Favole da incubo. Dieci (più una) storie di femminicidi da raccontare per impedire che accadano ancora, scritto con la giornalista Emanuela Valente. 

“Parliamo di quegli uomini da cui scappare a gambe levate solo che all’inizio si presentano come principi azzurri – racconta Roberta Bruzzone. Non è facilissimo capire rapidamente che sono dei mostri con la cravatta. Noi dobbiamo essere bravi a fare una distinzione tra amore che comporta una serie di ingredienti imprescindibili tra cui il rispetto e la reciprocità e la dipendenza affettiva, una sorta di intossicazione e che è caratterizzata da unilateralità, una persona convinta di amare ma in realtà dipende dal punto di vista bio-psicofisico dal proprio partner ma dall’altra parte non riceve nulla se non tutta una serie di vessazioni, aggressioni all’autostima e di svalutazioni. Qual è il problema? All’inizio il futuro manipolatore o maltrattante si comporta in maniera apparentemente perfetta, è proprio il principe azzurro che ci hanno raccontato nelle favole da bambine creandoci un sacco di problemi. Non esistono questo tipo di soggetti nella realtà e quando questi si manifestano bisogna stare molto attenti. Quando uno sembra troppo perfetto per essere vero all’inizio attenzione perché verosimilmente sta recitando una parte. Andando sul concreto si tratta di soggetti che hanno bisogno rapidamente di entrare in maniera diretta nelle vostre vite e quindi sembrano perfettamente aderenti e rispondenti alle vostre esigenze. Ma non sono realmente così, fanno in modo che voi ci caschiate con tutte le scarpe, che cominciate e ribollire di ossitocina e che a quel punto non siate più disponibili a rinunciare a quel legame anche quando lui getterà la maschera e si trasformerà in quello che è realmente, cioè un soggetto da incubo. 

In una relazione sana l’altro c’è ed è supportivo, affettuoso, presente, la differenza è che è un po’ troppo qui, l’altra persona sposta tutto il suo baricentro nella vita dell’altro, questo non è sano, a prescindere dal fatto di avere a che fare con manipolatori o meno. L’ideale è avere una relazione nella quale entrambi mantengono una indipendenza e autonomia dall’altro. Quando questa condizione comincia a scricchiolare il rischio è quello di precipitare in ben altro”. 

L’interfaccia con il mondo esterno 

“È esattamente così, uno dei passaggi da riconoscere immediatamente, è uno dei primissimi segnali che scatta ed è uno di quelli più affidabili è il progressivo isolamento dalla rete di relazioni della futura vittima. Progressivo ma abbastanza rapido isolamento da tutto quello che è il mondo delle risorse affettive e relazionali della vittima. Comprendo che due persone che si innamorano anche in maniera sana, desiderino all’inizio rimanere un po’ più per i fatti loro perché stanno bene, ci sta. Ma se uno dei due comincia a sperimentare la voglia di rivedere gli amici o continuare la vita di relazione di coppia, aperta, diventa una coppia permeabile, invece la coppia con un manipolatore diventa impermeabile, l’esterno è vissuto come un nemico perché il manipolatore vuole concentrare su di sé tutta l’attenzione della futura vittima. Tutto il resto del mondo della vittima inizia a diventare un problema. Da che all’inizio cerca di farsi amici gli amici della vittima, cerca di manipolare i famigliari della vittima, quindi è da tutti visto come una persona meravigliosa, perché fa così? Perché quando comincerà a gettare la maschera avrà bisogno di alleati e sono alleati inconsapevoli perché loro hanno assistito alla parte bella, gioiosa. Quindi quando la vittima comincerà a dire che c’è qualcosa che non va dall’altra parte avrà la famiglia che tenderà a sminuire. Questo è parte di un disegno preciso, che parte da molto lontano. Quindi il primo segnale da cogliere è un progressivo allontanamento dalle persone più vicine alla futura vittima” continua la Bruzzone. 

La vittima concede delle armi

“La vittima fornisce tutte le armi al manipolatore, soprattuto nella fase iniziale dove questo tipo di soggetto, spacciando questa attività come desiderio di conoscere approfonditamente la vittima, in realtà gli fa degli interrogatori perché deve conoscere tutto. La famosa frase “sai io ti amo tanto e voglio sapere tutto di te” in realtà sta facendo una sorta di lista delle peggiori ferite emotive della vittima da usare alla prima occasione quando quest’ultima tenterà in qualche modo di sottrarsi alla sua influenza, allora a quel punto salta fuori l’episodio dell’infanzia o tutta una serie di cose che sono state acquisite come una forma di amore incondizionato, in realtà è una lista di informazioni che verranno utilizzate in maniera spregevole alla prima occasione. Quindi anche questi interrogatori estenuanti spacciati per interesse, occhio, che non è che una persona debba sapere proprio tutto perché altrimenti non ci ama! Proteggiamo gli aspetti un po’ più delicati della nostra vita. Diamoci il tempo di conoscere bene chi abbiamo davanti, di capire davvero fino a che punto possiamo fidarci. Considerate che la fase di osservazione può durare al massimo 6 mesi, dopo difficilmente questo soggetto continua a recitare, con quell’intensità, la parte della persona meravigliosa. Comincerà a dare segnali molto chiari che è tutt’altro che una persona meravigliosa e a quel punto non avrà guadagnato tutta una serie di armi che invece normalmente vengono immediatamente concesse da parte della vittima” prosegue Roberta. 

Tempi accelerati

“I manipolatori amano accelerare i tempi “andiamo a vivere insieme dopo 1 mese” oppure “facciamo un figlio”. Devono accelerare perché hanno quella finestra temporale in cui la recita del principe azzurro deve convincere la vittima a fare dei passi difficilmente revocabili. Il figlio diventa l’Armageddon per il manipolatore ed è purtroppo una delle modalità con cui hai regalato una vita d’inferno anche al nascituro. Molte donne fanno fatica a pensare che in realtà sia meglio far crescere il figlio senza un padre piuttosto che con un padre del genere. Bisogna stare veramente molto attenti”.

Come se ne esce

“Con l’aiuto degli specialisti e con la consapevolezza che purtroppo quello che si è vissuto è una forma di inganno, la cosiddetta lusinga narcisistica è una bolla di sapone. Quando un uomo alza le mani su una donna siamo già arrivati al punto di non ritorno. Se un uomo pensa di poter alzare le mani su di te vuol dire che tutta la parte di manipolazione è già andata a buon fine, purtroppo. Perché sa già che non te ne andrai, è solo un modo per testare l’asticella del suo potere”.

Un messaggio per tutte le donne

“Uccidete la vostra badante interiore! Dovete ucciderla e io vi insegnerò a cancellare le tracce di questo omicidio simbolico! L’unica vera arma che abbiamo è riformulare i modelli di genere e educare i modelli di genere. Questo è l’unico strumento che abbiamo realmente” conclude Roberta Bruzzone.

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