Cosa si intende quando parliamo di talento? È qualcosa che si può misurare, una dote innata oppure è una capacità che si può sviluppare? Ovviamente il talento può essere declinato al lavoro, alle arti, a scuola, insomma in qualsiasi campo!
È questo il tema su cui ci siamo interrogati questa settimana sulla nostra pagina Facebook di Io le donne non le capisco, ed è ciò di cui abbiamo discusso insieme a Loredana Petrone, Gennaro Sangiuliano e Daniele Di Benedetti.
Per Gennaro Sangiuliano, direttore del TG2 “se guardiamo anche nella storia recente da Jeff Bezos, re di Amazon, a Bill Gates a Steve Jobs, nessuno di loro è nato ricco in una famiglia industrialmente forte. Sono persone che hanno avuto una idea, hanno creduto fermamente in essa.
Queste persone sono un misto di talento, caparbietà, visione e di capacità di guardare avanti. Tutte queste grandi storie sono storie di persone che partono da zero. Anche in Italia ci sono tantissimi imprenditori che da semplici artigiani sono poi diventati dei grandi imprenditori. Viceversa, abbiamo nell’industria italiana il tema della successione generazionale, molto spesso coloro i quali sono nati in famiglie strutturate che gli hanno permesso di studiare nelle migliori università del mondo, hanno fatto fallire le aziende di famiglia perché non avevano quella fame, quella tempra, quella forza che hanno avuto i loro genitori. Quindi chiunque può esprimere un talento, chiunque abbia la capacità di applicarsi, di fare sacrifici perché questo è un elemento dirimente, può ottenere dei risultati”.
Loredana Petrone ci spiega che “sono state fatte delle ricerche per capire perché tutto quello che è relativo al talento, ad oggi, è molto discusso. Non c’è una definizione univoca su ciò che intendiamo per talento. E ci si è posti anche il problema di capire se il talento fosse una dimensione innata o acquisita. Quindi il gene del talento non c’è ma quello che serve a sviluppare il talento è sicuramente il sacrifico e l’allenamento, ovvero avere un esercizio continuo e costante. Queste ricerche affermano che l’esercizio dovrebbe essere di 10mila ore, quindi una quantità infinita per poter raggiungere un obiettivo. Di fatto è che ognuno di noi possiede un talento, molto spesso però c’è la difficoltà nel sintonizzarsi sul talento giusto, quindi abbiamo difficoltà ad individuarlo”.
Il motivatore Daniele Di Benedetti ci racconta che per lui ci sono “tre elementi che devono essere messi in fila. Ancor prima del talento c’è la passione. È importante capire cosa ci piace fare, le passioni si creano. In base alle passioni che abbiamo dobbiamo capire qual è il nostro talento. E poi c’è il senso di missione, non un intento esteriore, del fare ma l’intento dell’essere. Il nostro scopo interno che riguarda l’evoluzione della nostra anima. Se senti che quello è proprio il tuo percorso di evoluzione, riesci veramente a sentirlo, queste tre cose allineate insieme possono creare un persona eccezionale. Quando allinei passione, talento e senso di missione si ottiene il risultato. Il senso di missione è quel quid in più che non ti fa fermare davanti a nulla. Spesso si insegue qualcosa che non è ciò che vogliamo realmente. Una donna che desidera un posizionamento, una notorietà, probabilmente, se la teletrasportassimo in quella vita non è detto che quella vita gli piaccia veramente. Delle volte desideriamo cose che riguardano più il nostro ego e non chi siamo veramente. C’è una distinzione molto importante da fare tra appagamento e reale felicità”.