Home Le nostre rubricheIl diario di Sonia Virus e bombe: come ci stanno cambiando psicologicamente? Ne abbiamo parlato con gli esperti

Virus e bombe: come ci stanno cambiando psicologicamente? Ne abbiamo parlato con gli esperti

di Prisca Civitenga

Ospiti: Maria Laura Rossi, Andrea Fiorentini, Maddalena Cialdella

Generalmente a Io le donne non le capisco, il salotto del sabato condotto da Sonia D’Agostino, si ride e si scherza, però in questo periodo così delicato cerchiamo anche noi di fare una radio di servizio, prendendo spunto dalla vita di tutti i giorni, come facciamo sempre. Tra Covid e guerra in Ucraina stiamo vivendo una grande sofferenza e oggi ci facciamo dare una mano da esperti del settore per capire come cercare di non cadere nel profondo di una depressione e reagire in qualunque modo. Ospiti della trasmissione la personal executive coach Maria Laura Rossi, lo psichiatra Andrea Fiorentini e la psicologa infantile Maddalena Cialdella, insieme a loro gli immancabili Alberto Laurenti e Giulio Violati per aggiungere un pizzico di musica e leggerezza. Alla nostra comunità social abbiamo chiesto:

Virus e bombe: come ci stanno cambiando psicologicamente? Nulla sarà più come prima, nemmeno noi! Secondo voi da dove bisogna partire per ritrovare un nuovo equilibrio?

In questo momento storico così complicato può capitare di sentirci sopraffatti dagli eventi, abbiamo bisogno di rafforzarci psicologicamente, nota Sonia D’Agostino che chiede consigli alla prima ospite, Maria Laura Rossi. L’executive coach risponde: “l’attività fondamentale del coaching è che ci aiuta ad osservare le situazioni da una diversa prospettiva e permettendoci di trovare diverse azioni rispetto a quelle che facciamo di solito e che non sempre sono utili per reagire agli eventi. Il cambio di prospettiva mostra che abbiamo comunque una possibilità di scelta, dobbiamo focalizzarci di più su quello che è in nostro potere fare e non sulle cose che non possiamo controllare”. Per aiutare gli ascoltatori la coach ha pensato a tre parole chiave: selezionare, bilanciare e linguaggio: “in situazioni così difficili quello che si tende a fare, visti anche i tanti mezzi di informazione a disposizione, è immergersi tutto il giorno tra notifiche di notizie, lettura di mille quotidiani, i social e alla fine ci troviamo completamente immersi in quello stato d’animo. Può essere utile selezionare alcuni momenti giornata per informarci e selezionare anche i mezzi di informazione. Anziché essere sopraffatti dalle notizie dobbiamo essere noi a decidere quando e quanto informarci, magari evitiamo di farlo la sera se fatichiamo ad addormentarci. La parola chiave numero due, che è strettamente collegata alla prima, è bilanciare. Se in cui mi ritaglio dei momenti dedicati all’aggiornamento delle notizie poi ho più tempo per fare altre attività che mi ricaricano, cose che mi fanno stare bene, che mi danno energia, come ascoltare musica, suonare, leggere un libro, fare una passeggiata nella natura, lo sport, imparare qualcosa di nuovo, prendere dei momenti per me. Cose che mi portano emozioni positive che possono poi bilanciare le emozioni negative che mi vengono dal contesto esterno. La terza parola è linguaggio, cioè come parlo con me stesso. Le nostre conversazioni interiori in che direzione vanno? Quando faccio una cosa che mi piace è molto diverso se io mi dico ecco suono un po’ il pianoforte perché così non penso alle cose brutte e mi allontano da questo stato d’animo negativo, oppure mi dico suono il pianoforte perché quando suono mi sento bene. E’ una sfumatura, ma vuol dire tenere costantemente presente la cosa negativa dalla quale mi voglio allontanare, oppure concentrarmi sulla cosa positiva che sto facendo, così dirigo il mio pensiero verso il benessere che quella cosa mi genera”.

L’executive coach punta i riflettori su un altro aspetto molto importante, quello del cambiamento, la nostra vita in questi ultimi due anni è stata rivoluzionata ed è difficile adattarsi: “la vita è piena di cambiamenti che non possiamo prevedere e controllare, e una delle più grandi fonti di sofferenza è pensare che ci possano essere dei punti fermi, che invece in realtà possono cambiare in qualsiasi momento. Quello che ci può aiutare è allenarsi costantemente al cambiamento, fare sempre qualcosa nella nostra vita che ci porti fuori da quella comoda zona di comfort. Fai almeno ogni giorno una cosa che ti fa sentire a disagio, banalmente cambiare per un giorno il polso su cui si porta l’orologio, cambiare supermercato, o la strada per andare a lavoro. Crea l’abitudine ad una scomodità e all’uscita dalla routine, per cui quando il cambiamento ti viene imposto dall’alto lo riesci a vivere meglio. Si chiama neurotica, la ginnastica dei neuroni, mi alleno alla flessibilità, a cambiare e a non essere sempre comodo, ci aiuta a prepararci, ad essere più flessibili al cambiamento”.

E’ stato duro il cambiamento dell’ultimo periodo, sottolinea Sonia D’Agostino che chiede ad Andrea Fiorentini quale sia la strada per tirarci fuori da questo senso di prostrazione che proviamo: “ è accaduto qualcosa di traumatico”, risponde lo psichiatra, “il trauma è inaspettato e imprevedibile, e ci colpisce perché ha rovesciato radicalmente quella sorta di onnipotenza narcisistica che ha caratterizzato gli anni dal 2000 al 2020 in una impotenza rispetto a quello che accade. Questo è il trauma, siamo passati dal considerarci iperpotenti a ritrovarci impotenti rispetto a quello che accade”. Come si affronta un trauma? “Innanzitutto servono punti di riferimento, per i ragazzi sono i genitori, per gli adulti l’istituzione, che deve mantenere la barra dritta e dare indicazioni precise”. Lo psichiatra sottolinea anche il valore della solidarietà: “è molto utile partecipare con gesti concreti di solidarietà. E’ importante solidarizzare perché ci si identifica con chi soffre e ci fa sentire che non lasciamo solo chi ha bisogno. La solidarietà è anche un’operazione riparatoria, io do qualcosa di mio a qualcuno che soffre, questo aiuta la psiche, tiene più compatta l’identità”. La solidarietà, quindi, aiuta chi soffre, ma anche chi agisce. Fiorentini si sofferma su un altro punto, pensare positivamente al futuro: “tutto passa, il corpo stesso lavora in senso positivo per questo, dobbiamo essere consapevoli che il futuro porterà un allentamento della tensione. Pensare il futuro è importante, l’idea astratta di poter star bene nel futuro mi fa star bene anche oggi.”

I bambini e gli adolescenti sono i più colpiti, sia dalle restrizioni della pandemia, sia dalle immagini terribili della guerra. Qualche suggerimento per i genitori? “I genitori si devono far vedere tranquilli, informati ma tranquilli, positivi”, spiega lo psichiatra Fiorentini, “il ragazzo vive gli avvenimenti non in senso oggettivo, ma attraverso il filtro del vissuto genitoriale. Se vede padre e madre tranquilli è tranquillo anche lui, se vede i genitori che si disperano si agita ed entra nel panico.” Interviene la psicologa infantile Maddalena Cialdella: “i genitori devono essere un punto di riferimento, come sempre, soprattutto in questo momento. Dovrebbero aiutare i figli a distinguere i fatti dalle opinioni, perché i fatti sono quelli che ti fanno aderire alla realtà, mentre le opinioni possono in qualche modo disorientare. Dal punto di vista comunicativo i genitori dovrebbero una cosa che i genitori dovrebbero presentare quali sono realmente i fatti e informare i figli con un linguaggio diverso a seconda dell’età”. I ragazzi vedono sui media la sofferenza dei loro coetanei sotto le bombe e ne restano molto colpiti, l’importante è comunicare e non lasciarli soli: “come genitore mi devo approcciare a mio figlio parlando delle emozioni”, continua la psicologa, “chiedere come stai, come ti senti, cosa ti suscitano quelle immagini, cosa significano per te. Essere un punto di riferimento significa dire a tuo figlio: io posso contenere le tue ansie nel momento in cui tu mi dici come ti senti. Io posso essere una capsula protettiva, qualsiasi ansia tu possa avere io la posso recepire e la posso contenere.”

Sonia D’Agostino riflette con dolore sulla situazione di molti madri ucraine costrette a lasciare i propri figli per salvarli, affidandoli magari ad altre donne per portarli oltre confine, o lasciandoli addirittura soli a percorrere tragitti lunghi e pericolosi. Drammi che spezzano il cuore. Quanto può essere difficile per una madre separarsi così dai propri figli? Per Maddalena Cialdella: “quel genitore ha una grande competenza e una capacità di valutare non il suo bisogno, ma quello del proprio figlio. Sono genitori in grado di fare un gesto altruistico e prospettico se permette al figlio di essere portato in salvo, seppur con un dolore immenso.”

Per finire vi lasciamo con una perla di riflessione offerta da Luciano Lembo, la poesia L’occasione.

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