Altro che Cenerentola e la scarpetta.
Oggi Cenerentola ha per lo più un paio di pantaloni e un 44 di piede.
Addio donne col ferro da stiro in mano, niente più mogli con buste della spesa e figli al seguito. I tempi cambiano, le dinamiche sociali anche e i rapporti di coppia non sempre sembrano adeguarsi.
E quando questo accade, sono dolori. Soprattutto quando l’incompatibilità ha a che fare con il lavoro e col conto in banca. Oggi, infatti, l’ultimo tabù nel ménage familiare si chiama differenza di reddito. Così, di fronte a mariti ben felici di occuparsi di casa e pargoli, ce ne sono molti altri che proprio non ce la fanno. E’ più forte di loro. Se poi lavorano entrambi, ma lei guadagna di più, apriti cielo. La verità è che oggi il “maschio” sembra non essere più dominante, nemmeno professionalmente. E quando il marito non riesce ad accettare il fatto che a portare il pane a casa sia la moglie o che lei abbia uno stipendio più alto, le conseguenze non si limitano solo ai musi lunghi. Tutt’altro. Quando, infatti, questa situazione viene portata alle estreme conseguenze, a pagare il conto – è proprio il caso di dirlo – è il matrimonio. Numeri esatti non ce ne sono, ma posso affermare che nel 20% dei casi, le rotture che noi avvocati matrimonialisti addebitiamo alle “incompatibilità caratteriali”, hanno a che fare proprio con la differenza di reddito e, dunque, col fatto che spesso la donna sia professionalmente dominante.
Succede in tutta Italia, ma soprattutto al nord dove, nelle cause di divorzio, crescono i casi in cui lei guadagna almeno tre volte più del marito. Insomma, la competizione economica e professionale avviene anche tra le mura domestiche, col risultato che dispetti e litigi diventano pane quotidiano, fino ad arrivare alle Aule dei Tribunali. Anche qui il risultato non cambia: il marito frustrato sfoga la sua rabbia e la moglie, pur di non sfinirsi in un’annosa guerra dei Roses tra udienze e rinvii, preferisce pagare il conto. I dati del Centro Studi dell’A.M.I, l’Associazione che riunisce gli avvocati matrimonialisti italiani, parlano chiaro: in 4 casi su 100, l’assegno di mantenimento lo paga la moglie: il 60% di loro esercita una libera professione, il 25% è imprenditrice e il 15% svolge un’attività comunque ben remunerata.
Segnale dei tempi che cambiano?
Assolutamente sì. Basti pensare che, nel 40% dei casi, sono donne che hanno un marito più giovane e, quindi, spesso meno inserito nel mondo di lavoro.
Come disse il giornalista e scrittore Jacques Charmelot, marito di Lilli Gruber, intervistato dal settimanale Panorama proprio sul tema delle differenze di reddito tra moglie e marito: “Sbagliano gli italiani a mettere la virilità nel portafogli, è il modo migliore per perderla”.