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QUANDO UNO SCHIAFFO E’ANTICAMERA DELL’INFERNO

di Gian Ettore Gassani

Molto spesso mi è capitato di dover assistere in giudizio donne, vittime di inaudite violenze fisiche e psicologiche da parte dei mariti o dei compagni. Molte di loro sono mogli di professionisti, anche piuttosto affermati.
Sbagliamo a pensare che questo tipo di reato avvenga quasi esclusivamente in contesti sociali disagiati o all’interno di famiglie economicamente svantaggiate. Tutt’altro. La violenza sulle donne è un fenomeno trasversale ed è molto più frequente e capillare di quanto si possa immaginare, che avvenga all’interno delle mura domestiche o meno.
Ultimamente si parla di “femminicidio”. Un termine controverso, a mio avviso spesso utilizzato in maniera impropria, ma che descrive il grado di violenza al quale l’uomo riesce ad arrivare, solitamente quando si sente “rifiutato”. E non è un caso se uso le virgolette: la percezione del rifiuto da parte dell’uomo in quanto maschio meriterebbe un discorso a parte.
La verità è che oggi siamo di fronte ad una vera e propria mattanza delle donne.

Quando parlo di questi temi non amo snocciolare numeri, perché dietro alle percentuali ci sono storie, vite spezzate, affetti, drammi. Ma vale la pena ricordare che da un decennio a questa parte i fatti di sangue, soprattutto quelli all’interno della famiglia, hanno superato quelli legati alla malavita organizzata. Penso alla vicenda tremenda della giovanissima Sara, arsa viva dal fidanzato nel maggio scorso. Ma è purtroppo solo uno dei casi di una lunghissima serie di femminicidi avvenuti per opera di mariti, amanti, fidanzati, ex che non si sono voluti rassegnare. La questione è ampia e abbraccia diversi ambiti. A partire dalle leggi che dovrebbero prevenire e reprimere reati di questo tipo: norme esistenti ma che, evidentemente, non sono sufficienti. Per non parlare delle denunce: sono fondamentali ma da sole, purtroppo, non bastano. Pensiamo solo a questo dato sconcertante: il 40% delle donne uccise dal loro marito o compagno aveva già denunciato il suo carnefice.
Non credo che serva aggiungere altro: è il segno di un sistema che non funziona.
E non parlo solo della legge antistalking che, comunque, nonha ottenuto gli effetti sperati. Il problema è che molti reati intra familiari finiscono in prescrizione o, quando c’è una sentenza di condanna, arrivano sanzioni penali del tutto irrisorie e simboliche.
Bisognerebbe, allora, riformare il diritto penale, inasprire le pene, prevedere misure cautelari efficaci. Ma occorre fare altro.
Il delitto d’onore è stato abrogato nel 1981 ma nella testa di molti uomini ancora persiste. La donna viene da molti di loro vista come una proprietà, un possesso. Quando la donna decide di porre fine a una relazione, i mariti non l’accettano e diventano violenti fino ad arrivare al gesto estremo.
Già dai banchi di scuola bisognerebbe educare al rispetto delle persone e delle loro scelte, proteggere le donne e convincerle comunque a denunciare le violenze domestiche, visto che solo il 9% di loro si ribella al carnefice.

Un solo schiaffo non solo è già un segnale sufficiente, ma è anche troppo. Non va sottovalutato, va denunciato.
E noi avvocati questo lo sappiamo perché, purtroppo, è il nostro pane quotidiano. Perché ciò significa che ormai la violenza ha fatto capolino e forse non si fermerà più. E spesso si scopre che le più grandi tragedie sono cominciate proprio dopo uno schiaffo. Per non parlare, poi, di quando le aggressioni avvengono davanti ai bambini. La violenza contro e davanti ai bambini è la più insopportabile. Anche se il sistema attuale purtroppo non sempre riesce a proteggere da tutto questo, il primo passo è comunque denunciare.
La paura è il peggior nemico.

di Sonia D’Agostino

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