Home Lifestyle I fashion blogger sono il futuro della moda? : QUI MILANO

I fashion blogger sono il futuro della moda? : QUI MILANO

di Marta Sannito

Le settimane della moda estiva si sono concluse da poco piu’ di un mese ma non è di certo non sono passate in sordina le polemiche scaturite alla fine della settimana di Milano. E non per gli outfit presentati dalle creazioni degli stilisti che hanno sfilato in passerella perché, a fare molto rumore, sono state quest’anno piu’ che mai, le fashion blogger o influencer che dire si voglia.
Il fenomeno dei fashion blogger è nato un po’ di anni fa, quando alcune ragazze e poi anche i ragazzi iniziarono a pubblicare su blog e siti internet loro foto in cui sono vestiti in modo eccentrico o considerato alla moda. Il fenomeno si è evoluto molto, soprattutto grazie ai social network, e per alcuni è diventata una vera e propria professione, come per esempio per l’italiana Chiara Ferragni, considerata la fashion blogger più influente al mondo. I fashion blogger e i cosiddetti “influencer” vengono spesso pagati dalle aziende di moda per indossare gli abiti o per fare pubblicità ai loro prodotti, soprattutto pubblicando foto su Instagram.
Parliamo di una figura professionale nata , quindi, nell’era moderna che, sempre più, ha preso piede in tutto il mondo portando alla ribalta donne, ma anche uomini, pronti a girare il mondo e sfoggiare outfit di tendenza divenendo vere e proprie icone di stile.
L’italiana Chiara Ferragni è diventata una vera e propria macchina da soldi: a soli ventinove anni ha un conto in banca sostanzioso visto che, solo nel 2015, si è portata a casa oltre 10 milioni di dollari tanto che Forbes l’ha inserita nella lista dei giovani under 30 più influenti del mondo.

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Lei, come tantissime altre, sembrerebbe non essere molto amata da chi nella moda ci lavora “seriamente”: loro arrivano alle sfilate, sfoggiano look esuberanti e, non appena lo show inizia, prendono in mano il loro smartphone e iniziano a scattare foto e video da postare sui social quali Instagram, Twitter, Snapchat e Facebook a differenza delle giornaliste che, invece, prendono appunti e cercano di raccontare con le parole quanto i loro occhi hanno visto.
Blogger e giornalisti del settore non si sono mai amati ma, a quanto pare, a tutto c’è un limite.
Tutto è iniziato dopo che il sito di Vogue America ha pubblicato un articolo in cui alcune giornaliste fanno il bilancio della Settimana della moda di Milano. Nell’articolo ci sono molte critiche ai blogger di moda, che si prestano a indossare vestiti regalati dai marchi, spesso senza alcun gusto e cercando di mettersi in mostra per farsi fotografare dagli “street photographer”: vengono definiti via via «tristi», «imbarazzanti» e «patetici».
A dire la sua è stata Sally Singer, direttore creativo digitale del sito di Vogue America, che ha scritto nell’editoriale in cui fa il punto sulla settimana della moda di Milano una frase shock: “Blogger che cambiate outfit ogni ora: per favore, smettetela. Cercatevi un altro lavoro. State proclamando la morte dello stile”.
Ma la colpa, a quanto pare, non è solo loro ma anche di chi le chiama in causa: “Non è solo triste per le donne che si pavoneggiano davanti all’obiettivo indossando abiti in prestito. È angosciante vedere così tanti brand collaborare” – ha commentato Nicole Phelps, direttore di Vogue Runway.
bryanboyAnche una delle penne della nota rivista ha vuotato il sacco: “Cercare ispirazioni di stile tra i loro look presi e pagati (si può dire ‘bloggati’?) nelle prime fila è come andare in uno strip club alla ricerca dell’amore. Certo, è lo stesso circo, ma non è lontanamente paragonabile” – ha detto senza peli sulla lingua Alessandra Codihna.

Ovviamente, una volta lanciata la provocazione, non sono tardate ad arrivare le risposte dei diretti interessati: chi non lo conosce, lui è BryanBoy, uno dei fashion blogger più famosi del mondo nonché testimonial di moltissimi marchi di abbigliamento deluxe. Ebbene sì, proprio lui ha colto la provocazione e ha usato Twitter per esprimere la sua opinione: “Bullismo da cortile, semplice ed evidente”.
Su Pambianconews Mario Dell’Oglio, titolare dell’omonima boutique palermitana nonché presidente della Camera Italiana Buyer Moda replica a tono: “È il mercato a dare consensi o dissensi, e in quest’ottica va analizzato il successo o il fallimento di un progetto di comunicazione. Che gli influencers abbiano un forte seguito è indiscutibile: più che contestarli, i giornali dovrebbero capire come competere.
Che piacciono o no, i blogger quindi sono lo specchio di una nuova era in quanto la loro voce e i loro scatti riescono a riscuotere un grande successo sul web arrivando là dove forse il giornalismo aveva fallito.

Le critiche sono state tuttavia molto dure e pesanti, dato che arrivano dalla rivista di moda più autorevole al mondo.
Giornalisti ed esperti li accusano di abbassare il livello della comunicazione di moda e di ridurre tutto alle immagini, senza un reale contenuto e soprattutto senza capirne veramente di moda. Le aziende invece cercano spesso di sfruttare la loro popolarità sui social per raggiungere un pubblico più ampio, che solitamente non legge le riviste di moda.
La polemica è arrivata anche sui giornali italiani: tra gli altri, Simone Marchetti ha scritto su Repubblica che «La diatriba, in realtà, è sterile un po’ snob e posta male. Non tanto per la questione spinosa del conflitto di interesse (che attanaglia anche molti media classici), ma soprattutto per la necessità di fare un passo avanti in qualità, trasparenza a modernità».
Concludo con una citazione di Christian Dior : La moda evolve sotto l’impulso di un desiderio e cambia per effetto di una ripulsa. La saturazione porta la moda a buttare alle ortiche quello che fino a poco tempo prima adorava. Poiché la sua ragione profonda è il desiderio di piacere e di attirare, la sua attrattiva non può certo venire dall’uniformità, che è la madre della noia.

di Marta Sannito

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