Home Lei e luiCoppia e Famiglia Barbara Palombelli: “Le donne non hanno bisogno di una festa perché non siamo una categoria in difficoltà”

Barbara Palombelli: “Le donne non hanno bisogno di una festa perché non siamo una categoria in difficoltà”

di Sonia D'Agostino

Esistono errori imperdonabili in amore? A parte il tradimento, cosa vi fa veramente arrabbiare in un rapporto? E cosa non riuscireste a sopportare?

È questo il tema su cui ci siamo interrogati questa settimana sulla nostra pagina Facebook di Io le donne non le capisco, ed è ciò di cui abbiamo discusso insieme a Barbara Palombelli. 

“La vera cosa insopportabile è la famiglia di lui- racconta Barbara, il modo con il quale ti accolgono. Mio suocero mi ha accolto malissimo e mi ha anche trattato male. A onor del vero trattava male anche il figlio. La cosa che può incrinare il rapporto di coppia sono le famiglie di origine o quella dove stai andando. Mia madre ha considerato Francesco il quinto figlio, però non si può dire la stessa cosa del padre di Francesco che non so cosa volesse da lui. Anche a Forum le storie più sentite sono quelle dove si discute per la differenza sociale o di cultura sociale. Il segreto, secondo me, è che la coppia deve legarsi staccandosi dalle famiglie di origine, tagliare rafforza di più. La cosa insopportabile in un uomo è quando non si stacca mai. Stare con una persona bugiarda invece è una perdita di tempo infinita, il bugiardo patologico è pericoloso. L’egoismo lo dò per scontato che sia un sentimento che divide, ma c’è un età nella quale capisci che le perone non cambieranno mai e non le puoi cambiare. Quando inizi ad accettare le persone per come sono inizia una seconda vita felice”.

Pochi giorni fa si è celebrata la giornata internazionale della donna, “a me non piace l’idea di avere una festa. La festa si dedica alle malattie rare, a quelle cose che hanno bisogno di un giorno per fare la raccolta fondi o la solidarietà, è come un omaggio a qualcuno a cui non pensi tutto l’anno, è sacrosanto avere la giornata in cui tutti ci fermiamo e diciamo aiutiamo chi è in difficoltà. Quindi l’idea di essere una categoria in difficoltà sinceramente non mi piace. Poi per carità uno la onora, per tante persone nel mondo, questa giornata è importante ma in Italia abbiamo fatto tante battaglie. Il più grande nemico della donna è la donna, gli uomini trovano sempre un terreno comune, noi invece fatichiamo. La bellezza e la gioventù sono una colpa, non c’è mai solidarietà. Gli uomini con la parità ci hanno solo guadagnato”. 

Con la festa della donna si torna a parla anche delle violenze, “io credo che se al primo schiaffo si denunciasse, gli uomini maltrattanti, lavorando con i medici, riescono e capiscono l’origine di questa rabbia prima di arrivare alla violenza vera e propria. Tante donne invece lasciano correre i primi segnali e poi si ritrovano l’orco in casa. La violenza si può curare quando al primo insorgere si dice basta e si va ad analizzare quali siano i problemi che hanno portato l’uomo a fare quel gesto. La violenza in un rapporto è figlia di qualche trauma e quindi rimosso il trauma si torna a vivere”. 

Ma chi è veramente Barbara Palombelli? “Sono una donna di 67 anni che dentro se ne sente 35 anni, amo il mio lavoro e l’idea di poterlo ancora fare mi sembra un regalo. E poi c’è la vita normale, i figli, il marito, i cani e la casa. Provo a essere una buona amica. Sono una donna curiosa. 

Barbara ci racconta anche cosa l’ha colpita di Sanremo: “lì c’è stato quello che dovrebbe esserci nella società: un ringiovanimento. Era un palco di ragazzini entusiasti con il cuore che batteva a mille. In Italia ci vorrebbero tantissimi talent, anche per fare altro, c’è n’è bisogno soprattutto perché i giovani stanno vivendo un periodo di smarrimento. Mi è piaciuta questa metafora di Sanremo che ha detto al Paese: se ce la mettete tutta, se siete bravi, potete partire dalla strada e arrivare qui. 

Alla bambina Barbara sarebbe bastato scrivere 4 righe su Grazia con la firma, il mio sogno più grande era scrivere le didascalie di un giornale. L’elenco delle porte in faccia è stato lunghissimo ma poi si sono aperte. Tra tanti giovani giornalisti quelli che non si arrendevano mai alla fine ce l’hanno fatta, devi mangiarti l’orgoglio e andare avanti. Mi piacerebbe ci fossero grandi scuole di spettacolo, di giornalismo, che permettano di avere un percorso lineare. Temo che il problema delle famiglie è che non mandano i figli a lavorare a 15 anni. Questi ragazzi devono subito capire che nel lavoro si umilieranno, lavorare significa non offendersi, ascoltare, e lo devono capire a 15 anni. Oggi un CV vincente è quello che ti fa capire che la persona che hai davanti si sia assunto presto delle responsabilità presto. Studiare fino alle lacrime, lavorare fino all’indipendenza. Bisogna sapere sempre qualcosa in più di quello che ti sta davanti, è un trucco che funziona”. 

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