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Perché sui social le altre persone ci sembrano più felici?

Con i Social network siamo tutti in rete, malati di protagonismo.

Secondo voi, la vetrina social di presunti trionfi altrui genera una rabbia che molti non sanno più gestire? Oppure l’invidia sociale può aiutarci nell’evoluzione e a migliorare noi stessi?

Invidia sociale

Linvidia sociale è quel sentimento che ti fa desiderare di vivere la vita di unaltra persona. Ciò non ci stupisce: la vita virtuale è una copia posticcia della realtà, in cui la persona viene messa in mostra al massimo delle sue potenzialità. Sui social network non ci sono macchie, vogliamo che gli altri ci vedano perfetti, economicamente abbienti, intellettualmente preparati, brillanti e affascinanti. Si indossa una maschera e si scende nellarena dellegocentrismo e del narcisismo.

I social network sono diventati i motori del rancore sociale. Da una parte permettono allinvidia di diffondersi in modo esponenziale, dallaltra diventando luoghi in cui le persone sfogano la propria rabbia.

Oggi con i social linvidia cresce a dismisura, esplode, e questo avrà un costo per la specie umana. Stiamo creando una realtà del tutto distopica, dove un piatto non viene apprezzato se non esce bene in foto. Dove un bacio non ha valore se non è condiviso sui social. Un mondo dovè tutto un lagnarsi delle vite felicissime degli altri, perdendo di vista quella che, in fondo, è la propria vita.

Sui social ci sono due trend:

Il primo è legato alla frustrazione dovuta all’osservazione di storie di altre persone che mettono in mostra un qualcosa di unico e inarrivabile, perdendo la consapevolezza che chi decide di condividere un proprio ricordo o un momento sui social cerca sempre di far vedere la parte bella di sé. Questo di fatto genera in chi guarda un senso di inadeguatezza perché il mondo di chi guardiamo viene sempre presentato come un mondo ideale e perfetto.

Il secondo è sì un trend ma è anche una conseguenza del primo: in molti sta nascendo una nuova necessità di non mostrarsi sui social sempre perfetti ma di normalizzazione.

Questi mondi ideali hanno iniziato a stancare perché non raggiungibili e questo senso di frustrazione spesso si trasforma in odio. Da qui la necessità, di alcuni, di condividere qualcosa di più attinente alla realtà. L’invidia sociale si genera spesso dietro un grande bluff, molti fingono di essere qualcosa che non sono. Il senso di realtà è una diretta conseguenza delle bugie che ci hanno raccontato, dietro vite patinate si nascondono delle vite normali che diventano meravigliose quando si accende la telecamera.

Una delle conseguenze più evidenti, e più dolorose da subire, è il cosiddetto #bodyshaming: ovvero ti distruggo criticando il tuo fisico perché non ho altri appigli a cui aggrapparmi.

Il Censis, in un rapporto del 2018, afferma che in Italia, sale la curva dellinvidia. I dati sono questi: nel 1998, il 28% degli italiani era convinto che sarebbe migliorata la propria condizione economica, il 23% che sarebbe migliorata quella in generale. Nel 2008, queste percentuali scendono al 19% e al 20% e nel 2018 salgono al 28% e al 35%. Quindi gli italiani pensano di più che andrà meglio agli altri e non a se stessi.

Altri dati interessanti provengono da unindagine di Eurobarometro. Gli italiani che non pensano di avere le stesse opportunità degli altri di riuscire nella vita sono il 29% (la media Ue è del 24%), quelli che non pensano che, nel proprio paese, la giustizia abbia sempre la meglio sull’ingiustizia il 35% (in Ue 39%) e quelli che non ritengono che, nel proprio paese, nellinsieme, le persone abbiano ciò che meritano il 35% (in Ue 37%). Non si tratta della maggioranza, è vero, ma di circa un italiano su tre (più della media Ue), che non è affatto poco.

 

L’invidia ha in sé due elementi disonorevoli: lammissione di essere inferiore e il tentativo di danneggiare laltro. È forse l’emozione negativa più rifiutata. Ma veramente non possiamo imparare niente da questo sentimento?

Siamo diventati vuoti dentro per linvidia che proviamo verso gli altri?

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