Sarà perché fin da piccoli aspettavamo Settembre per l’inizio della scuola, sarà perché quando si tornava dalle vacanze le nostre mamme mettevano a soqquadro casa per le grandi pulizie e poi si procedeva all’acquisto delle scarpette nuove, grembiulino, matite e quaderni, ci si misurava con il metro lungo il muro per vedere di quanti centimetri eravamo cresciuti, si respirava un’aria diversa con le sue emozioni, preoccupazioni, sogni ed ansie.
Sarà per questo che Settembre porta con sè il desiderio di cambiare le cose che non vanno, ma a volte, da adulti, monta anche la frustrazione che nasce dalla errata consapevolezza che tanto niente cambierà.
Il nostro universo interiore si nutre certamente dell‘ambiente in cui viviamo, dei nostri ritmi giornalieri, delle esperienze e delle prove che la vita ci pone davanti, spesso nostro malgrado, ma una buona quantità di pietanze gliela porgiamo anche noi, con i nostri atteggiamenti e con lo sguardo che scegliamo di posare su tutto ciò che ci sfiora, come una lente patinata.
Fa riflettere la frase di Anaïs Nin, scrittrice statunitense: “Noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo”, sembra la sintesi perfetta dei meccanismi che tutti noi, nessuno escluso, mettiamo in atto come automi, in una sorta di circolo vizioso che ci spinge a non accorgerci che proprio dentro di noi potrebbe celarsi la soluzione al cambiamento. Del resto, come possiamo sperare che le cose cambino se non siamo noi i primi a cambiare?
Un sorriso, a volte basta un semplice sorriso per stemperare malumori, per incuriosire il partner un po’ distratto, per essere benvoluti.
Svincolarci da quella lente patinata significa assumerci la responsabilità dei nostri malumori, delle nostre insoddisfazioni e di tutti quei semi di malcontento che spargiamo lungo i nostri percorsi quotidiani.
Non servono sforzi titanici, ma solo l’impegno a osservare prima noi stessi, con occhi diversi, e poi anche gli altri.
Riappropriamoci, per quanto possibile, dell’entusiasmo di quando eravamo bambini, non rimmergiamoci nelle nostre vite con gli stessi occhi, non guardiamo le fratture che attraversano i nostri rapporti interpersonali. A settembre, invece di buttarci a capofitto nei conflitti, creiamo una nuova zona pacifica, tra noi e il mondo, in cui poter riconciliarci con le fragilità, gli errori, le imperfezioni, di noi stessi e degli altri.
E noi donne, durante l’ennesima lite con il nostro partner, quando lui esclamerà “Io le donne proprio non le capisco”, sorridiamogli e, perché no, diciamogli che a volte nemmeno noi comprendiamo noi stesse.