“Virna Lisi aveva girato con mio marito due film. Lui la trovava una delle donne più belle del mondo.
Una sera, durante il periodo natalizio, in casa di amici comuni, Sergio era seduto su un divano accanto a Virna, e mentre le parlava le aveva allungato un braccio intorno alle spalle.
Ad un tratto ci fu un blackout.
Nel buio totale si sentì un mio urlo: “ Sergiooo!”
Tutti pensarono alla mia nota gelosia, e ci fu un mormorio divertito.
La luce ritornò subito e ci restituì l’immagine di mio marito sporcato di cioccolata che sgranocchiava un bel pezzo di torrone.
Neanche per un attimo avevo pensato alle grazie di Virna, sapevo che gli oggetti di desiderio di Sergio erano i dolciumi natalizi sparsi con abbondanza sul tavolo. Cercavo invano di imporre una dieta a mio marito, con lo strillo avevo tentato di evitare l’evitabile, ma lui era stato più veloce”.
Questo è un ricordo che Nori Corbucci ha scritto per il nostro blog, Io le donne non le capisco, dedicato all’indimenticabile Virna Lisi.
Virna non è stata solo un’attrice che ha dato lustro al cinema italiano. È stata molto di più: un’icona di stile, di classe, elegante e schiva. Diva e antidiva allo stesso momento, sapeva farti innamorare e gelarti con uno sguardo. Ha fatto capire che non è necessario immolarsi alle esigenze dei numeri e del mercato, della fama e del denaro. Va’ a spiegarlo a tante ragazze che oggi, ma forse anche ieri solo che non si sapeva o si fingeva di non saperlo, pur di finire in copertina farebbero qualunque cosa. Ragazze spesso accompagnate dalle proprie madri, pronte a dire sì pur di apparire e non dover subire quella che oggi sembra essere la peggior condanna: il non esserci, la dimenticanza, l’oblio. Virna no, era di un’altra pasta.
“Con quella bocca può dire ciò che vuole”, è la celebre frase che nello spot del dentifricio Chlorodont gli attori rivolgono a Virna, e proprio con quella bocca Virna disse spesso “no”. “No” a Hollywood, dove decise di ricomprare il contratto che la legava per sette anni in un mondo fatto di dinamiche che non le appartenevano, a “Barbarella” film del 1968 diretto da Roger Vadim e a Ferzan Ozpetek e il suo “Cuore Sacro”. Eppure, di premi ne ha vinti tanti: sei Nastri d’argento e un Prix d’interprétation féminine a Cannes per la ‘Regina Margot’ , due David di Donatello per le sue interpretazioni e altrettanti alla carriera. Eppure il legame con la sua famiglia è stato sempre forte, forse più di qualunque altra aspirazione.
E chissà cosa direbbe oggi Virna del cinema, di come è diventato, di un sistema che immola tutto sull’altare della fama, di quei “no” che oggi non si sentono più se non dopo anni, sotto forma di denuncia tardiva e di autoassoluzione inconcludente. Quanto ci mancano quei “no”, Virna. Pronunciati quasi come schiaffi a un mondo che non ci appartiene e alle sue dinamiche, invadenti, maleducate e pericolose. Ma no, forse non avresti detto nulla. Avresti preso le distanze e, con sguardo fermo e fiero, avresti semplicemente girato i tacchi, con garbo e indifferenza. ”I consigli – dicevi, cara Virna – li riservo alle persone care. E le ragazzine di oggi sembra che capiscano tutto loro, che ne sappiano più di tutti, ma forse nel verso sbagliato”.
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