Home Le nostre rubricheIl diario di Sonia Come convincere col tono di voce: i segreti del “Voice Charisma”

Come convincere col tono di voce: i segreti del “Voice Charisma”

di Sonia D'Agostino

Non è facile essere incisivi con gli altri, riuscire a farsi capire, in qualche maniera convincere. E questo non dipende solo da ciò che diciamo ma soprattutto da come lo facciamo. Anche i pensieri hanno un tono di voce. La notizia buona è che riconoscere questo tono, esserne consapevoli, ci dà un potere inimmaginabile verso l’esterno. Ce lo ha spiegato sabato, a Io le donne non le capisco, Eliana Lamberti, psicologa e psicoterapeuta ideatrice del metodo chiamato “Voice Charisma”.

Eliana, perché il tono di voce è così importante?

Quando parliamo di comunicazione pensiamo sempre a qualcosa di rivolto all’esterno, mentre la fase più importante avviene dentro noi stessi, perché ciò influenza il modo di comunicare con gli altri e la nostra riuscita nell’essere incisivi nelle relazioni col prossimo. Anche i nostri pensieri hanno un tono di voce: non ce ne accorgiamo, ma ogni giorno parliamo a noi stessi. Riconoscere questo tono, esserne consapevoli, ci dà un “potere” verso l’esterno: la consapevolezza di sé consente di modificare anche il nostro stato morale, soprattutto quando stiamo per confrontarci con situazioni nuove.

Cosa possiamo fare per migliorarci?

Un aspetto importantissimo, che spesso viene sottovalutato, è la respirazione. Passiamo buona parte della nostra giornata respirando col petto, mentre la parte più opportuna da utilizzare è quella del diaframma. Proprio come fanno gli attori. Fare respirazioni profonde attraverso il diaframma serve anche al nostro cervello: l’ippotalamo in questo modo secerne ormoni positivi legati al benessere.

Quindi un tono giusto aiuta anche a far arrivare prima il messaggio che vogliamo dare?

Serve a farlo arrivare nel modo in cui vogliamo. Faccio un esempio: diciamo ogni giorno cose magari belle ma che, col tono sbagliato, non arrivano. Dire la stessa frase in modo diverso produce un impatto emotivo differente: modificare il ritmo della frase, essere consapevoli di ciò che si dice e porre l’accento su ciò che vogliamo davvero dire fa in modo che ciò arrivi e che arrivi nel modo giusto.  E questo vale anche sul lavoro.

Nel lavoro spesso ci sono diverbi, le conversazioni possono portare anche  risultati che non vogliamo: come si fa a tornare indietro e riprendere un dialogo costruttivo?

Tornare ai propri bisogni e necessità, al messaggio che vogliamo veicolare. Rinunciare, ad esempio, a parole accusatorie, rinunciare al “tu” e focalizzarsi sull’ “io”. Che non significa essere egoici, ma concentrarsi sul risultato che vogliamo ottenere. Riportare il messaggio al bisogno permette all’altra persona di non sentirsi sotto accusa e abbassare le difese. Ciò che accade quando si innesca il meccanismo litigioso è che si pone l’ accento sulle caratteristiche negative dell’altra persona. In questo modo ci allontaniamo dal nostro obiettivo. Il più grande collante è riconoscere le cose positive che ci sono dell’altra persona. E dirgliele nel modo giusto.

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