Home Le nostre rubricheIl diario di Sonia Il nostro cervello ha un’età? Ne abbiamo parlato con il Prof. Giulio Maira

Il nostro cervello ha un’età? Ne abbiamo parlato con il Prof. Giulio Maira

di Sonia D'Agostino

Il nostro cervello ha un’età? Ci sono delle decisioni che prendiamo grazie a dei processi che impariamo a usare grazie all’esperienza e il passare degli anni? È possibile mantenere il proprio cervello giovane, e se si, voi cosa fate per non farlo invecchiare? Quanti anni ha la vostra mente?

È questo il tema su cui ci siamo interrogati questa settimana sulla nostra pagina Facebook di Io le donne non le capisco, ed è ciò di cui abbiamo discusso insieme al Prof. Giulio Maira neurochirurgo di fama internazionale e autore del saggio Le età della mente. Una guida al nostro cervello, dalla nascita all’invecchiamento, edito da Solferino.  

Il legame tra il cuore e il cervello

“Cuore e cervello sono complici in tante cose, il cervello funziona perché c’è il cuore che batte, il cuore batte perché il cervello gli manda gli impulsi. Cervello e cuore sono poi complici nell’innamoramento, quando vediamo qualcosa che ci piace, il cervello attiva immediatamente il centro delle emozioni e questo a sua volta attiva subito il cuore che ci dà il batticuore. Il batticuore ci dice che c’è qualcosa che sta succedendo che non è normale e il cervello allora se ne rende conto e reagisce in un modo corretto. C’è una intersecazione continua tra cuore e cervello. Dopo di che il cuore è sempre un pò un gregario del cervello. Il cervello destro è quello che ci dà la fantasia, tutto quello che poi attribuiamo al cuore, ma è bello pensare che il cuore esista e che con i suoi battiti ci dia sempre dei messaggi di poesia, di sentire e di emozione anche se poi è il cervello che lo controlla” racconta il Prof. Maira. 

Nasciamo con il cervello emotivo

“Nel nostro cervello si stratifica tutto, non cancelliamo niente, noi nasciamo con un cervello emotivo, successivamente sviluppiamo il cervello razionale ma il cervello emotivo e razionale sono sempre lì, non li eliminiamo. Anzi il cervello emotivo è ancora importante, noi pensiamo di essere delle persone razionali che si emozionano, in realtà noi siamo delle persone che si emozionali che sono anche capaci di ragionare. Quindi le emozioni condizionano profondamene la nostra vita, sono gli algoritmi che ci dicono cosa bisogna fare, cosa sia giusto fare”.

Lo sviluppo del cervello razionale

“Noi nell’evoluzione del nostro cervello ripercorriamo l’evoluzione della storia dell’uomo. Quando nasciamo abbiamo un cervello tutto emozionale perché le emozioni sono gli algoritmi della vita che ci permettono di sopravvivere. Appena nati dobbiamo sopravvivere: abbiamo bisogno del latte, di respirare. Lentamente nasce la parte razionale, questa discrasia ci mette 20 anni a maturare perché mentre le emozioni sono basiche, la natura ci permette di sviluppare il nostro cervello a identità in ognuno di noi. Se nascessimo già con un cervello preformato avremmo tutti lo stesso cervello. Questo organo per 20 anni accumula conoscenze, sviluppa sinapsi, sviluppa piccole reti neuronali, si costruisce un cervello che sia a propria identità. Ognuno si costruisce il proprio cervello sulla base del modo di agire, di comportarsi, di reagire, di emozionarsi. Tutto quello che ci emoziona ci dà conoscenza, più siamo empatici e più abbiamo capacità di emozionarsi più accumuliamo conoscenza, è tutto legato tra di loro”.

Il cervello delle donne

“Le donne sono più empatiche, hanno maggiore capacità di sentire le emozioni e di percepire istintivamente i caratteri delle persone, tutto questo è legato al fatto che hanno una mildara che risponde prima rispetto all’uomo, una mildara più attiva ma che funziona in maniera diversa. I neuroni a specchio sono fondamentali perché ci rendono quello che siamo. I neuroni a specchio ci dicono che l’uomo è fatto per vivere con gli altri, è fatto per interessarsi agli altri. Noi ci realizziamo quando entriamo in sintonia con le altre persone, e questo le donne lo fanno meglio”. 

L’età della mente

Il senso di questo libro è che “il cervello ha una capacità di apprendere e svilupparsi costantemente in ogni momento dell’età, della vita, dal concepimento fino alla senescenza ma lo dobbiamo proteggere. Già nella pancia della mamma avvengono delle cose importanti, la pancia si trasforma in un qualcosa di straordinario in quanto deve far crescere un cervello. Tutto questo richiede meccanismi complicati, sofisticati e molto fragili quindi la mamma deve stare attenta a tutto questo e deve seguire degli avvertimenti: non deve fumare, non deve assumere droghe. La mamma in gravidanza deve camminare, dormire bene, il sonno è molto importante. Tutto questo se vogliamo che il nostro bambino nasca con un cervello pronto per affrontare tutte le evoluzioni successive che avrà, se lo facciamo già nascere in situazioni di precarietà o sofferenza non potrà mai sviluppare tutte quelle funzioni straordinarie di cui abbiamo parlato”. 

L’importanza della socializzazione

“Per avere un cervello attivo dobbiamo fare sempre cose diverse. La monotonia non aiuta. La lettura apre tanti mondi, così come la socializzazione via social. I social aprono un campo particolare che ha molte negatività, ma durante questo periodo che stiamo vivendo, la possibilità di mettere in collegamento le persone tramite social per salutarsi è stata fondamentale perché ha permesso di stabilire rapporti personali che fanno parte dell’uomo. Senza la socializzazione soffriamo perché entriamo nello stato di depressione e stress. Dobbiamo cercare di razionalizzare quello che ci succede, razionalizzare vuol dire pensare che tutto finirà”. 

Come possiamo aiutare i bambini a superare questo momento 

“Noi siamo fatti di emozioni e di ragione, in questa pandemia dobbiamo dare nuovamente il primato alla ragione più che alle emozioni. Quindi se stiamo chiusi in casa dobbiamo porci un progetto per il futuro, lavorare, non dobbiamo essere ingabbiati nel problema del Covid. Dobbiamo porci una progettualità, ragionare e pensare ai progressi che sta facendo la scienza, pensare che avremo un vaccino. È importante tutelare i bambini. I bambini vivono questo stress in modo drammatico ed è compito dei genitori tenerli lontani da questo stress. I bambini devono giocare, bisogna proporre loro situazioni che li portino in un mondo di fantasia e di gioco consono alla loro età. Fondamentale è il momento del sonno, i bambini devono essere accompagnati al sonno dai genitori i quali gli devono raccontare qualcosa di positivo, qualcosa di poetico e fantasioso perché poi nel sonno quello che viene raccontato diventerà esperienza e entrerà nella loro memoria e sarà quello che ricorderanno” . 

Consigli per tenere giovane il cervello

“Per invecchiare bene dobbiamo avere una vita attiva dal punto di vista intellettuale: pensare, leggere, ragionare, essere positivi, confrontarsi con le persone. Dobbiamo avere una vita attiva dal punto di vista fisico. Mangiare bene e in modo sano, l’alimentazione eccessiva danneggia il cervello perché libera sostanze infiammatorie. E poi il sonno è fondamentale per il benessere della nostra vita e del nostro cervello”, conclude Maira. 

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