I sogni che si fanno da bambini si realizzano?
Purtroppo non sempre, ma a volte accade. A me è successo.
No, non sono la donna più fortunata del mondo, perché la mia vita non è tutta rose e fiori e non tutti i sogni si sono avverati, ma alcuni sì.
Da bambina, infatti, sognavo di scrivere e di fare la giornalista. Ricordo ancora i miei giornalini fatti in casa o i tg improvvisati in cui, davanti ad un pubblico inesistente, leggevo le mie notizie.
Il sogno, con il passare del tempo, però, andava svanendo, pensavo ad altro, finché un giorno il mio professore d’italiano del Liceo mi disse che il mio stile di scrittura ricordava quello giornalistico. Finii il Liceo Classico e a 25 anni mi laureai in Lettere Classiche con Lode.
Mi dissi “Perchè non provare a fare la giornalista?” visto che non avevo alcuna intenzione di insegnare.
Ma c’era un problema di cui, purtroppo, non potevo non tenere conto: ho l’atrofia muscolare spinale, malattia rara (che, poi, così rara non è, purtroppo) che comporta un bel po’ di limitazioni, dal “semplice” non camminare e non essere autonomi all’avere problemi respiratori e, a volte, difficoltà nella comunicazione orale.
Volli provarci lo stesso e, a tre anni dalla Laurea, presi il tesserino di giornalista pubblicista. Il mio sogno di bambina, quindi, si era avverato, ma non è stato semplice, come non lo è per chiunque voglia fare questo mestiere.
Nessuno, com’era giusto, mi ha mai riservato un trattamento di “favore” per la mia condizione ed io non l’avrei voluto. Oggi la scrittura è il mio mondo e non farei altro se non questo.
Ho iniziato grazie a Internet, collaborando con diverse testate online e cartacee. Nel web ho costruito la mia rete di contatti e conoscenze, ho acquisito competenze che mi sono servite nel mio lavoro, ho scoperto occasioni e possibilità che non credevo potessero esserci, per chi, magari, per scrivere non può usare neanche le mani ma solo gli occhi.
E’ stato facile? No. Quante volte mi sono sentita dire “Ma come fai la giornalista se non puoi uscire da casa?”. Certamente non ho mai pensato di fare giornalismo di inchiesta o di occuparmi di cronaca, anche perché non mi interessavano, e così ho “aggirato” l’ostacolo: mi sono occupata di tutto quello che potevo gestire da casa.
Negli ultimi anni sono stati fondamentali anche i social network e, ancora prima, le e-mail, grazie alle quali si può comunicare con tutti.
Ma, allora, è stato semplice?
No, per niente. Le difficoltà non mancano quando devi conquistare la fiducia delle persone, perché chi è su una sedia a rotelle ancora non ispira fiducia quando si tratta di lavoro. Almeno ad alcune persone, ma a molte altre sì, persone che si sono fidate ed apprezzano me, il mio lavoro, le mie capacità e la mia serietà professionale.
E, poiché, amo scrivere mi sono concessa anche l’enorme gioia di pubblicare un romanzo.
Si intitola “Messi vicini per caso” (edito dalla LFA Publisher) ed è nato quasi “per caso”, tanto che l’ho scritto di getto in pochi mesi. Potrei quasi dire che si è scritto da solo, erano i suoi protagonisti a raccontarmi le loro storie.
Non è nato, infatti, con una trama definita nella mia mente: quando l’ho cominciato non sapevo cosa sarebbe successo e come si sarebbe concluso, ma capitolo dopo capitolo, i suoi personaggi mi hanno parlato di loro, raccontandomi le loro storie.
Dentro il romanzo, nei protagonisti, ho messo parti di me e di persone che, nel bene e nel male, sono state importanti nella mia vita e che, forse, leggendo il libro si riconosceranno. La casualità è anche il punto di partenza di “Messi vicini per caso”, la casualità di un incontro tra due ragazzi, Andrea e Stella, su un treno Roma-Milano in una calda giornata di luglio.
In una Milano affollata e colorata iniziano un viaggio che li riporta indietro nel tempo, viaggiando tra le storie degli altri protagonisti, tra Roma, Milano, Parigi, Ibiza, la Sicilia e New York, alla scoperta di quella che poteva essere la vita di questo ragazzo dai capelli d’oro, se qualcuno non avesse cambiato il suo destino e quello di tante altre persone vicine a lui. In questo percorso, in cui è travolto da ciò che ora dopo ora scopre sulla sua vita, Andrea è guidato da una “Stella”, bella come la Venere di Botticelli, che non lo fa naufragare.
Attorno a loro, poi, ruotano altri personaggi, attori a volte consapevoli ed altre no, di questa storia, che si sviluppa nell’arco di una giornata durante la quale, vengono fuori rapporti familiari ed affettivi, tormentati, spezzati e poi ricomposti.
No, neanche scrivere questo libro è stato semplice, ma non bisogna mai abbattersi, nonostante ci sia chi fa di tutto per rendere ogni cosa più complicata di quanto già non lo sia o chi “sporca” i tuoi successi dicendo apertamente, o pensandolo solamente, che li hai ottenuti “grazie” alla tua condizione.
Tutto questo non significa che io sia “arrivata” e, meno che mai, che voglia dare insegnamenti o innalzarmi ad esempio. Sono “caduta” tante volte e altrettante volte mi sono rialzata e tante altre volte lo farò e non sono l’unica, c’è chi ha fatto anche meglio di me. Non ho fatto nulla di speciale, sto solo cercando di percorrere la mia strada e, nel mio piccolo, ho realizzato il mio sogno di bambina.
Per questo continuo a sognare, proprio come dovrebbero fare tutti.
Patrizia Gariffo
Giornalista e scrittrice