Home Le nostre rubricheIl diario di Sonia Tradimenti 2.0: da Whatsapp a Sarahah, oggi l’infedeltà è social

Tradimenti 2.0: da Whatsapp a Sarahah, oggi l’infedeltà è social

di Gian Ettore Gassani

Altro che incontri segreti e detective. Oggi i tradimenti sono 2.0. I veri protagonisti nelle aule dei Tribunali hanno due nomi: Whatsapp e Facebook (e tutta la catena di social simili). E non parlo di messaggini adolescenziali, ma di vere proprie bombe H in grado di far saltare matrimoni e non solo. L’ho già scritto nel mio libro “Vi dichiaro divorziati”: se ci fosse la più remota possibilità di poter “desecretare” le chat dei telefoni e dei social degli italiani, si scatenerebbe una vera e propria guerra civile. Per non parlare dell’ultimo arrivato, Sarahah, nato come innocuo strumento di lavoro per poter inoltrare in anonimato “messaggi costruttivi”, come si legge nella schermata del social in questione e diventato arma di distruzione di massa. Basterebbe un bug per scatenare l’Apocalisse.

Oggi sono sempre di più le persone che, sui social, raccontano la propria vita in un modo così “leggero” da non pensare che proprio questi post potrebbero tornar loro indietro come boomerang. Il padre che non vuole pagare l’assegno alla sua ex perché sostiene di essere nullatenente, ma che posta foto di feste alle quali ha partecipato su lussuosi yacht in località di vacanza esclusive. Coniugi non propriamente fedeli che dimenticano di disattivare la geolocalizzazione sullo smartphone e svelano – inconsapevolmente – i luoghi di abituale frequentazione, per lo più ignoti o poco graditi ai rispettivi partner. Traditori e traditi dai social sono dunque facce della stessa medaglia. E sono sempre di più. Per non parlare delle chat: se disgraziatamente i contenuti fossero accessibili, saremmo di fronte a una tragedia nazionale. Tradimenti da nord a sud, trasversali a generazioni, fasce sociali, sesso. Una vera e propria guerra civile. Uno studio condotto dalla Federazione Italiana di sessuologia dice che il 60% delle persone non ha problemi se il partner gli controlla il telefonino. Sarà, ma dati alla mano in Italia il 30% delle separazioni giudiziali avviene per colpa del web e di tradimenti che nascono tra social network, chat e simili. Percentuali che fino a poco tempo fa appartenevano agli inglesi, ai tedeschi, ai francesi, ora riguardano anche noi.

 

I veri schiavi dei social network sono ormai gli over 30. La signora di mezza età del piano di sopra, tutta casa e chiesa, che invia tramite WhatsApp “book” di foto sexy ai suoi – perché spesso non è mai uno solo – contatti. Padri devoti che scambiano messaggi hot con ragazze o si danno appuntamento in qualche albergo o – peggio – parcheggio. Al giorno d’oggi la metà delle infedeltà di coppia è tecnologicamente assistita e le dinamiche sono le stesse, sia per gli uomini che per le donne.  Un fenomeno particolare ma diffusissimo, oggetto di studio di sociologi e psicologi, alle prese con le persone affette da questa nuova patologia, che io definisco “i drogati del nulla”. Un mondo quasi esclusivamente virtuale, il loro, dove essere sposati è solo un dettaglio. Un ostacolo, secondo loro, facilmente aggirabile. Anzi. Spesso, ciò che attira e induce il traditore a provarci con la sua “preda” è proprio la fede al dito. È il gusto del proibito il comune denominatore di queste situazioni. Va da sé che il tradimento è sempre esistito. Ma oggi le nuove tecnologie lo facilitano. È vero, tuttavia, anche il contrario. E cioè che la tecnologia aiuta anche a smascherare i fedifraghi. In questo caso le differenze tra uomo e donna sono sostanziali: la donna è più attenta a non lasciare tracce equivocabili, mentre nell’uomo prevale la “sindrome da pollicino”, che spesso lo porta a lasciare sul cellulare cronologie di chat o materiale “caldo”. C’è anche da dire, infine, che le donne sono abilissime detective: riescono a indovinare pin, controllare i movimenti col gps e, una volta ottenuto l’accesso ai messaggi compromettenti del coniuge non ci pensano due volte a fotografarli.

 

 

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